I dati che danno speranza per il futuro dei bambini in Burkina Faso

Venerdì 17 febbraio, almeno 51 soldati sono stati uccisi in un agguato di sospetti jihadisti nel nord del Burkina Faso. Nelle ultime settimane, le incursioni mortali attribuite ai jihadisti si sono moltiplicate.

Il Burkina Faso, teatro di due golpe militari nel 2022, è coinvolto dal 2015 in una spirale di violenza jihadista apparsa qualche anno prima in Mali e Niger e che si è estesa oltre i loro confini. Secondo le ONG, negli ultimi sette anni, le violenze hanno causato più di 10.000 vittime – civili e soldati – e circa due milioni di sfollati.

È in questo contesto che LVIA, presente nel paese da molti decenni e per questo riconosciuta dalla popolazione, continua una presenza nelle zone di conflitto per fornire assistenza sanitaria e lotta alla malnutrizione.
Nella regione dell’Oudalain, insieme a COOPI e al CRUS, il Consiglio Regionale delle Unioni del Sahel, col finanziamento di ECHO, il programma EU per le emergenze, e di CELIM Bergamo, LVIA assicura il funzionamento di 80 presidi sanitari da lei stessa attivati all’inizio della crisi per far fronte alla chiusura dei centri di salute comunitari. Il personale medico ed infermieristico si reca regolarmente nella zona, da cui molti sono fuggiti, ma in cui sono arrivati nuovi sfollati. L’intervento sostiene il Distretto Sanitario, permettendo accesso alle cure, vaccinazioni e monitoraggio delle condizioni nutritive dei bambini che vivono nella zona. Il progetto investe molto anche sulla formazione: negli ultimi mesi del 2022 sono stati formati 26 nuovi infermieri nella gestione delle principali malattie infantili e della malnutrizione e 96 levatrici tradizionali in cure ostetriche e ginecologiche.

Durante il 2022 più di 131.000 persone, di cui più di 73.000 bambini, sono state visitate. Circa 700 bambini affetti da malnutrizione acuta sono stati seguiti dagli agenti di salute comunitari del progetto. Le mamme sono coinvolte non solo come beneficiari: sono loro che misurano e registrano regolarmente il perimetro brachiale dei loro figli, per controllarne la nutrizione, e con la formazione ricevuta migliorano la loro alimentazione. Grazie a queste azioni, dall’inizio del progetto la mortalità dei bambini sotto i 5 anni è diminuita dal 17 all’11%, un dato significativo che dona speranza per il futuro.