A Palermo, i volontari LVIA supportano quattro famiglie “invisibili” durante la pandemia da Covid-19
I volontari di LVIA a Palermo, attraverso la sede territoriale di LVIA in Sicilia, hanno attivato una rete di solidarietà a supporto di quattro famiglie che stanno vivendo con un disagio ancora maggiore, data la loro condizione di povertà, la situazione sociale portata dalla pandemia da coronavirus.
Patrizia Cellini, volontaria LVIA
Puntualmente arriva la telefonata del mio amico Vito che mi dice: che ne pensi se come associazione aiutiamo qualche famiglia che a causa della pandemia ha bisogno di sostegno? Vito lo sa che quando lui chiama io rispondo sempre!!! E allora faccio un po’ di telefonate e grazie anche a mio marito Eugenio e ai suoi colleghi dell’associazione di Imprese Funebri abbiamo raccolto una bella cifra.
Allo stesso tempo ho sollecitato i soci di LVIA e di Vivi e Lassa Viviri affinché ciascuno, settimanalmente, desse un contributo secondo le proprie possibilità. Nessuno si è tirato indietro e questo ci permetterà di aiutare 4 famiglie disagiate, “invisibili” che per il comune di Palermo in quanto hanno occupato dei beni abbandonati di proprietà pubblica e pertanto non possono essere aiutate.
Abbiamo instaurato un contatto umano con queste famiglie che non si ferma all’erogazione del buono-spesa ma che è occasione per conoscersi a vicenda e un sostegno reciproco nell’affrontare la tragica vicenda che stiamo vivendo.
Così io e Vito finiamo a casa di Giuseppe e Daiana che hanno due figli, Chiara di 10 anni e Dylan di 7, con i quali ci siamo intrattenuti a parlare e raccontarci le nostre vite. Giuseppe, lavoratore in nero nel campo dell’edilizia, da quando è esplosa la pandemia non ha più lavorato e men che meno ha potuto fare i suoi giri con la sua moto Ape per raccogliere del ferro vecchio da cui ricavare qualche soldo. I bambini non avendo un computer hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni on-line e grazie alla rete di solidarietà siamo riusciti subito a trovare un computer da donare loro.
Faremo la stessa cosa con le altre famiglie che sosterremo per tutto il periodo della crisi perché siamo convinti che coltivare queste relazioni con chi è ai margini della società può essere un buon antidoto per combattere quei virus assai più potenti e distruttivi quali sono quelli dell’egoismo e dell’individualismo. Sentirsi dire da queste persone: “siete Angeli” ci mette in imbarazzo perché siamo coscienti di aver fatto pochissimo ma sicuramente questo “poco”, come direbbe Madre Teresa, “è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.