Etiopia: creazione di nuove opportunità di lavoro per non essere costretti a lasciare il Paese
L’Etiopia è l’economia in più rapida crescita in Africa, insieme al Ruanda, e tra le dieci più veloci al mondo (African Economic Outlook 2020). Tuttavia, tale progresso economico e l’ampliamento dell’accesso all’istruzione verificatosi negli ultimi decenni non sono stati accompagnati da un sufficiente aumento di posti di lavoro. Ogni anno, più di 2 milioni di giovani etiopi raggiungono l’età lavorativa, pronti per entrare nel mercato del lavoro (Job Creation Commission, 2020). Il numero di giovani istruiti, di cui una maggioranza sono donne, che non riesce a trovare lavoro aumenta di anno in anno, rimanendo di fatto escluso dai benefici del progresso economico in corso nel Paese. Un fattore che aggrava tale situazione è sicuramente la costante crescita demografica, che pone l’Etiopia seconda solo alla Nigeria come paese più popoloso in Africa. La situazione di diffusa disoccupazione va collocata all’interno di un contesto di povertà che colpisce ancora il 22.8% della popolazione, dove la disoccupazione è affiancata da una scarsa disponibilità dei servizi di base, che spingono sempre più frequentemente gli etiopi a lasciare il Paese.
L’Etiopia si trova al centro del fenomeno migratorio: è un paese di origine, transito e destinazione per migranti, oltre ad essere il paese che ospita il più alto numero di rifugiati nella regione. Ciò è dovuto alla sua posizione d’incrocio tra le tre principali rotte migratorie del continente africano: quella settentrionale che ha l’Europa come punto d’arrivo; quella orientale diretta verso lo Yemen e i paesi del Golfo; e quella meridionale che termina con l’arrivo in Sudafrica. Il profilo del migrante etiope è quello di giovane disoccupato, con un’importante percentuale di donne e un livello di educazione medio-basso. Oltre ad essere la causa principale dell’emigrazione irregolare, la disoccupazione è un grave problema anche a fronte dell’ingente flusso di returnees, i migranti di ritorno, coloro che, dopo un periodo all’estero, decidono di tornare al loro Paese di origine.
A fronte del contesto sopra delineato, la creazione di posti di lavoro per potenziali migranti e returnees è urgente. Il settore che presenta del potenziale nella creazione di impiego è senza dubbio quello agricolo che impegna una parte significativa della popolazione. Tuttavia, nonostante il costante appoggio del governo all’agricoltura nei decenni passati, persistono in questo settore importanti sfide.
L’intervento di LVIA nel Paese è pensato per creare nuove opportunità di lavoro e d’impresa nel settore agroalimentare, al fine di migliorare le condizioni di vita dei giovani e delle donne, offrendo occasioni e strumenti concreti per essere soggetti attivi nelle proprie comunità.
Per raggiungere l’obiettivo, LVIA interviene in modo integrato e simultaneo con diversi progetti complementari che lavorano principalmente su tre livelli: rafforzare la formazione professionale per la creazione di manodopera specializzata del settore agricolo; creare innovativi servizi di supporto e consulenza alle imprese ed alle cooperative agricole e facilitare il loro accesso al credito.
Di recente, nelle azioni di miglioramento del settore agricolo, abbiamo aggiunto anche la componente dell’energia solare: attraverso un uso intelligente delle energie rinnovabili sarà possibile produrre al di fuori della stagione delle piogge e impattare meno sull’ambiente.
Il progetto “Un futuro per te – Lavoro Locale Sostenibile Subito“, in collaborazione con COOPI e finanziato dal Ministero dell’Interno, si sviluppa nelle zone di Bale, Arsi e Arsi Occidentale dello Stato Regionale dell’Oromia, il territorio di origine di oltre la metà dei migranti irregolari. Qui le filiere agroalimentari, in particolare quelle del grano duro e dei prodotti ortofrutticoli, hanno un forte potenziale di creare posti di lavoro ben remunerato e stabile. Una serie di investimenti è necessaria a superare i limiti che attualmente ne bloccano il potenziale di creare impiego nell’agricoltura. Si cerca poi di investire molto sulle nuove tecnologie che possono dare un supporto concreto al miglioramento delle attività produttive, come ad esempio la blockchain, strumento in grado di tutelare tutti gli attori della filiera valorizzando le produzioni agricole, che LVIA porta avanti con il supporto tecnico dell’azienda APIO grazie a un finanziamento della Fondazioni Compagnia di San Paolo e Cariplo.
Attraverso l’utilizzo della blockchain, un registro digitale aperto e distribuito contenente dati sui produzione e prodotti, è possibile divulgare dati su standard di qualità, salute e sicurezza, così come sugli step della catena di approvvigionamento dei prodotti dai campi alle cucine. Le imprese operanti nel settore agricolo possono trarre grande beneficio dal tracciamento, che aiuta a rilevare e contrastare abusi e frodi da parte di intermediari informali, garantendo salubrità e qualità dei prodotti, aumentando la sicurezza alimentare.
Le organizzazioni contadine che realizzano la trasformazione dei prodotti (taglio, confezionamento, etc..) possono inserire i dati in questo database che aggiunge valore al prodotto in termini di sicurezza e qualità. Le schede dei prodotti sono anche consultabili attraverso un QR code che viene posto sulle confezioni. Questo sistema di dati è utile anche ai contadini stessi che possono rimanere informati sull’andamento delle quantità di prodotti disponibili sul mercato e poter così indirizzare le colture orientandosi sui prodotti più richiesti.
Infine, grazie a un finanziamento dell’Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo in Etiopia e in partenariato con l’ong COOPI, LVIA sta rafforzando l’allineamento dell’offerta educativa professionale alla domanda di competenze delle imprese del settore agricolo, creando servizi innovativi e durevoli di supporto e consulenza alle imprese/cooperative agricole, facilitando il loro accesso al credito e ad altri servizi finanziari.