Giornata Mondiale dell’acqua: una risorsa dal sottosuolo
Attualmente 2.2 miliardi di persone nel Mondo vivono senza accesso all’acqua potabile. La Giornata mondiale dell’acqua, indetta dalle Nazioni Unite nel 1993, è un’occasione per riflettere e aumentare la consapevolezza sulla crisi idrica globale che in futuro colpirà sempre più persone.
Il tema della Giornata di quest’anno è “Acque sotterranee, rendere visibile l’invisibile”: sotto i nostri piedi c’è un importantissimo tesoro nascosto che rende possibile la nostra vita. Sono le falde acquifere, formazioni geologiche di rocce, sabbie e ghiaie che trattengono l’acqua sottoterra. Dal sottosuolo proviene gran parte dell’acqua che utilizziamo per l’acqua potabile, i servizi igienico-sanitari, la produzione alimentare e i processi industriali. Non solo: le acque sotterranee sono fondamentali per il sano funzionamento degli ecosistemi perché alimentano sorgenti, fiumi, laghi e zone umide, e penetrano negli oceani. Si ricaricano principalmente dalla pioggia e dalle nevicate che si infiltrano nel terreno, e possono essere estratte in superficie da pompe e pozzi. La maggior parte delle aree aride del mondo dipendono interamente dalle acque sotterranee e, più in generale, la vita non sarebbe possibile senza questa preziosa risorsa.
Le acque sotterranee, una risorsa da proteggere
La crisi climatica sta già avendo un enorme impatto sulle risorse idriche del nostro pianeta, causando più frequenti siccità delle acque superficiali ed eventi piovosi più rari ma più intensi. Le falde acquifere accumulano grandi volumi di acqua che sono più resilienti alla siccità e ai cambiamenti climatici. È necessario esplorare, proteggere e utilizzare in modo sostenibile le acque sotterranee, fondamentali per soddisfare i bisogni di una popolazione globale in crescita in condizioni di aumentata vulnerabilità climatica.
L’utilizzo da parte dell’uomo di questa risorsa non è infatti omogenea. In alcuni luoghi, le acque del sottosuolo sono sovra-utilizzate in volume maggiore di quanto pioggia e neve riescano a ricaricare le falde ed inoltre, sono spesso inquinate dalle attività umane. In altri posti del mondo, al contrario, la quantità e la disponibilità d’acqua sotterranea resta addirittura sconosciuta, il che significa che si potrebbe non essere in grado di utilizzare risorse idriche potenzialmente vitali in condizioni di insicurezza idrica.
Il ruolo delle acque sotterranee in Africa Sub-sahariana
In Africa Sub-sahariana, solo il 30% della popolazione utilizza un servizio di acqua potabile gestito in sicurezza; il 26% dispone di un impianto per lavarsi le mani con acqua e sapone a casa; mentre il 23% dei bacini idrici presenti nella regione sta subendo rapidi cambiamenti.
I paesi dell’Africa subsahariana hanno climi molto variabili che influenzano le precipitazioni, i flussi dei fiumi, il livello dei laghi e le acque sotterranee. Nelle zone più umide la ricarica delle falde acquifere avviene ogni anno, ma in quelle aride ciò avviene meno regolarmente, spesso solo una o due volte in un decennio. A rendere la situazione ancora più precaria, si prevede che il cambiamento climatico avrà un impatto sulle precipitazioni nell’Africa Sub-sahariana, che potranno verificarsi in modo ancora meno regolare e più variabile, con un numero maggiore di eventi caratterizzati da forti precipitazioni, con più frequenti e intense inondazioni, ma anche maggiore frequenza e durata dei periodi di siccità. Se da un lato è preoccupante, dall’altro questa intensificazione può favorire la ricarica delle acque sotterranee, che a loro volta possono fornire risorse idriche vitali durante tutto l’anno, garantendo l’abbeveramento del bestiame quando stagni e fiumi sono asciutti e irrigazione per l’agricoltura.
In Mozambico il cambiamento climatico si manifesta con la sempre più frequente esposizione a eventi climatici estremi. Lo scorso 11 marzo la provincia di Nampula è stata colpita dal ciclone Gombe, di categoria 3, che ha coinvolto almeno 448.800 persone (87.392 famiglie) e causato 53 morti. Si contano circa 20.957 sfollati che sono attualmente ospitati nei centri di accoglienza. In diverse aree si segnala la mancanza di elettricità e comunicazione, oltre ai gravi danni a pozzi e strutture idriche con la conseguente contaminazione dei bacini acquiferi. LVIA lavora da anni nella Provincia di Nampula per rispondere ai bisogni umanitari e rafforzare la resilienza delle famiglie più vulnerabili tra gli sfollati e le comunità ospitanti colpite da eventi climatici estremi. L’azione, tra le altre cose, prevede la realizzazione di interventi sui sistemi idrici presso villaggi e centri di salute.
Nel continente africano, le acque sotterranee devono essere al centro delle discussioni politiche e delle decisioni di investimento, in quanto il modo in cui saranno gestite sarà fondamentale per garantire la vita e i mezzi di sussistenza di donne e uomini. Infatti, centinaia di milioni di persone in Africa dipendono dalle acque sotterranee per i loro bisogni primari.
Il 21 marzo è iniziato il World Water Forum (Forum mondiale dell’acqua) che per questa IX edizione si è tenuto a Dakar-Diamniadio, in Senegal, al quale era presente anche LVIA. Il tema dell’evento è “Sicurezza dell’acqua per la pace e lo sviluppo” con l’intento di porre l’acqua al centro del multilateralismo e delle politiche internazionali, per costruire meccanismi di risposta efficaci alle crisi multiformi e la costruzione di un mondo post-Covid-19 resiliente, prospero e stabile.
“Questo è un Forum mondiale, ma anche africano e senegalese. Il World Water Council (Consiglio mondiale dell’acqua), che riunisce quasi quattrocento membri, Stati, parlamenti, governi locali, enti di bacino, ma anche Ong, aziende, università, scienziati e associazioni professionali, voleva che si svolgesse in un territorio sub-sahariano. Perché in Africa, più che altrove, nelle città e nelle campagne, bambini, donne e uomini hanno bisogno di soluzioni concrete per accedere all’acqua”, dice Loic Fauchon, presidente del World Water Council, nel suo messaggio di benvenuto.
In Italia: la situazione in Piemonte
Come conseguenza del cambiamento climatico in atto, gli eventi estremi determinano anche in Piemonte danni economici a persone, ecosistemi e interi sistemi produttivi, danni alla salute fino alla perdita di vite umane e irreversibili danni ecologici. (Sito Regione Piemonte)
Gli effetti del cambiamento climatico sono percepibili anche qui in Piemonte e in tutto il Nord Italia, che sta sperimentando un’allarmante situazione di siccità protratta da mesi, con consequenti problemi per l’irrigazione delle colture agricole, e il fiume Po in secca, una condizione che è normale vedere in piena estate.
Le piogge si concentrano sempre più su meno giorni dell’anno, provocando da un lato allagamenti, dall’altro, in mancanza di esse, periodi di siccità come quello attuale. Sul sito della Regione Piemonte sono disponibili numerosi report sul cambiamento climatico e gli effetti sulla regione.
Pensare che il problema dell’approvvigionamento idrico non riguardi l’Italia è un grosso errore. LVIA, insieme ad altre associazioni e ONG italiane, si impegna a sensibilizzare la popolazione, in particolare i più giovani attraverso i progetti di educazione alla cittadinanza attiva, di formazione e di sensibilizzazione sulle tematiche dei cambiamenti climatici e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenza 2030. Le azioni da compiere per contrastare i danni e il divario sociale che comporterà l’assenza di acqua sono molte: la prima in assoluto è informarsi e diventare consapevoli delle dinamiche globali e di come, nel nostro piccolo, possiamo contribuire ad arginare l’emergenza.