di Cristina Daniele
Ozias, Fiel e Catia sono ormai molto conosciuti da bambini, giovani e adulti che quotidianamente frequentano la discarica alla ricerca di qualsiasi cosa possa ancora essere riutilizzato nelle loro case o rivenduto. Sono tre giovani educatori di strada che dai primi mesi del 2007 hanno iniziato a entrare nella lixeira, la grande discarica di Maputo. Il loro obiettivo è stabilire una relazione con i più piccoli e vulnerabili catadores (raccoglitori) di rifiuti: i bambini. Conoscerne la storia, la famiglia, vedere la loro casa, informarsi sulla loro salute e sulla loro vita scolastica.
E soprattutto, offrirgli un’alternativa alla discarica.
Ci troviamo a Hulene, uno tra i più grandi e popolosi quartieri alla periferia di Maputo. Qui si trova la lixeira, la più grande discarica a cielo aperto della città, e l’unica organizzata per ricevere i rifiuti solidi urbani prodotti dalla città. Nata in epoca coloniale, in origine la sua collocazione era strategica (in aperta campagna ma vicina alla città), ma presto l’esplosione urbana di Maputo, dovuta all’inarrestabile flusso di gente in fuga dalla povertà delle zone rurali e dalla lunga guerra civile, ha fatto sì che oggi la discarica si trovi in mezzo a numerose baracche che sorgono a pochi metri dai rifiuti. È nata così la comunità dei lixeiros, gli abitanti della discarica. Sì perché si tratta di una vera e propria comunità, dove la gente vive, dorme, mangia, prega, raccoglie, compra, rivende. Dove i bambini nascono, giocano, diventano adulti.
Qui la LVIA, in collaborazione con la Città di Maputo, sostenuta dalla Cooperazione Tedesca-Gtz e soprattutto dalla Caritas mozambicana e italiana, ha sviluppato dal 2005 un primo intervento che ha coinvolto 16 adulti della discarica nella costruzione, avviamento e ormai gestione e funzionamento di RECICLA, primo centro di riciclaggio della plastica di Maputo. Successivamente la LVIA, con la Caritas Mozambicana, ha ritenuto giusto e necessario intervenire a fianco dei più piccoli frequentatori della discarica, per offrire loro un futuro migliore.
Il Centro di Animazione. Un’alternativa alla discarica
A poche centinaia di metri dalla lixeira sorgono due aulette scolastiche costruite da un Padre Cappuccino, dove quotidianamente gli educatori invitano i bambini incontrati in discarica a partecipare alle attività che lì organizzano: disegno, musica, danze tradizionali, giochi all’aria aperta, ma anche attività di preparazione scolastica…oltre ad una semplice merenda fatta di biscotti o pane e margarina. Nel corso del 2007 più di 200 bambini hanno partecipato con entusiasmo alle attività proposte dagli educatori e a Gennaio, con l’inizio dell’anno scolastico mozambicano, è stato fatto un grande sforzo per iscrivere tutti i bambini in età scolare nelle scuole del quartiere. Tutt’altro che facile, considerando che tanti di questi bambini non sono mai stati registrati all’anagrafe e dunque non hanno i documenti necessari per essere iscritti a scuola. Semplici pratiche burocratiche come ottenere un documento di identità e fare quindi un’iscrizione scolastica, rappresentano un grosso ostacolo per le famiglie di questi bambini, che vivono in un ambiente degradato e in condizioni di vita molto precarie. Inoltre, il sistema scolastico mozambicano non è ancora in grado di garantire l’istruzione per tutti: la mancanza di fondi e la grande diffusione dell’AIDS fanno sì che nel paese manchino scuole, libri scolastici e professori. Le scuole del quartiere sono sovraffollate, in media 50 bambini per classe, e nonostante ciò, non c’è posto per tutti i bambini in età scolare. Ma grazie agli sforzi dei direttori delle scuole, degli educatori e dei genitori si è riusciti a iscriverne ben 174! Cioè la totalità dei bambini in età scolare che avevano partecipato alle attività del 2007. Consapevoli che l’iscrizione è solo il primo passo, per tutto il 2008 questi bambini saranno accompagnati durante l’anno scolastico, offrendo loro il materiale scolastico (libri, quaderni, biro,…) e la possibilità di continuare a passare i pomeriggi in compagnia degli educatori e, soprattutto, lontani dai rifiuti e da tutti i rischi che lavorare e “giocare” in mezzo ad una montagna maleodorante di rifiuti comporta.
In collaborazione con i servizi sociali del distretto, gli educatori segnalano i casi più difficili, per i quali sono necessarie strutture specializzate. E’ stato il caso di Ernesto, un bambino di 9 anni, che in seguito ad una malattia contratta qualche anno fa (malaria celebrale? Meningite?) ha iniziato a manifestare dei ritardi nell’apprendimento e delle difficoltà motorie. Sua madre lo aveva iscritto
a scuola, ma poco tempo dopo è stata costretta a ritiralo, perché i professori non potevano seguirlo adeguatamente. Così Ernesto ha iniziato a frequentare la discarica, dove ha conosciuto gli educatori che, dopo un percorso di avvicinamento con lui e con la madre, hanno trovato una struttura gestita da alcune suore con personale specializzato in grado di seguirlo in maniera idonea.
Le attività offerte e il numero dei bambini che vi partecipano sono aumentati e ormai le due aulette non sono più sufficienti. Per questo è già stato localizzato un terreno su cui costruire un vero e proprio centro per accogliere questi bambini, offrire loro un po’ di svago, serenità..e soprattutto un futuro!
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Mozambico
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