Chikunde, villaggio di montagna nel cuore della Tanzania

Di Beatrice Rossi – Servizio Europeo Volontario in Tanzania 

Nell’ambito del programma European Voluntary Service, sto collaborando al progetto “Boresha Mazingira Tumia Jiko Banifu” – “Proteggi l’ambiente, usa un fornello ecologico”, implementato da LVIA in partnership con OffGridsun e finanziato nell’ambito del programma Green Tanzania Cookstove di Eni.
Grazie a questa iniziativa, vengono distribuiti fornelli ecologici in 27 villaggi della zona di Kongwa. Questi dispositivi sono progettati per trattenere il calore il più a lungo possibile, riducendo drasticamente il consumo di legna. Oltre ai fornelli, ogni famiglia riceve due alberi: uno da frutto e uno da foglia. Questi alberi non solo aiutano a diversificare la dieta familiare, ma rappresentano anche un simbolo dell’importanza della vegetazione per il suolo e per l’ambiente.
Uno degli obiettivo del progetto è sensibilizzare la comunità sulle conseguenze della deforestazione. Inoltre, l’abbandono del tradizionale metodo di cottura con il fuoco acceso tra tre pietre porta significativi benefici per la salute. In molte case, infatti, la cucina è uno spazio chiuso, e il fumo prodotto quotidianamente causa gravi problemi respiratori sia negli adulti che nei bambini.

Tra le attività del progetto, i miei colleghi ed io ci rechiamo nei villaggi, casa per casa, per identificare le famiglie più vulnerabili e spiegare loro la nostra iniziativa. Durante la visita, raccogliamo dati attraverso un’intervista per registrarli su un portale online e determinare il numero di fornelli che distribuiremo.

Il villaggio di Chikunde

Il 15 gennaio 2025 siamo andati a Chikunde, un villaggio arroccato sulla cima di una montagna. Per raggiungerlo, abbiamo camminato quattro ore in salita, lungo lo stesso sentiero che gli abitanti percorrono quotidianamente per trasportare verdure da vendere a valle e per tornare con taniche d’acqua sulla testa o sulle spalle. La scarsità d’acqua è una delle principali difficoltà per chi vive a Chikunde: in montagna non ci sono sorgenti naturali e, quando la pioggia scarseggia, l’unica soluzione è scendere a valle.

Lungo il sentiero abbiamo incontrato solo mucche che arrancavano nella salita, alcune con più successo di altre. Le abbiamo affiancate e superate con cautela, temendo un’improvvisa dimostrazione di competitività.
I miei colleghi erano sorpresi dalla mia resistenza nel mantenere il loro passo e il viaggio è stato accompagnato da incalzanti battute sul fatto che, per una giornata di montagna, avessi uno zaino da trekking pronto per scalare il Kilimanjaro, mentre loro avanzavano leggeri, spalle libere e solo una bottiglia d’acqua in mano. La mia rivincita è arrivata quando ho condiviso le mie provviste durante le pause per ricaricarsi.

Quando siamo finalmente arrivati, stanchi e sudati ma soddisfatti, il villaggio era deserto. Accanto a una casa però c’era un fuoco da cucina ancora acceso, segno che le persone si erano nascoste al nostro arrivo.
Prima di visitare un villaggio, è consuetudine avvisare il capo villaggio, così che possa informare la comunità. Tuttavia, in questo caso non era stato possibile: sulla montagna i telefoni cellulari non si usano, non c’è elettricità e nemmeno i pannelli solari, comuni nei villaggi a valle.

Il nostro primo contatto è stato con un bambino che, evidentemente, non aveva ricevuto la notizia dell’arrivo degli sconosciuti. Ci ha fissati perplesso per mezzo minuto, poi si è lasciato conquistare dal mio collega più giocherellone. Quando il capo villaggio è arrivato, abbiamo finalmente potuto spiegargli il motivo della nostra visita. Ci ha accolti calorosamente, offrendoci ugali appena preparato dalla moglie.

A stomaco pieno, abbiamo iniziato la raccolta delle interviste in un clima armonioso. Con il rientro dei lavoratori dai campi, abbiamo completato le ultime registrazioni. Poi ci siamo accorti che il sole stava calando: era tempo di ripartire.
Il congedo è stato silenzioso. Non c’è una tradizione del saluto: ognuno è semplicemente rientrato in casa, e noi ci siamo incamminati verso valle, con la naturalezza di chi ha già vissuto tante giornate simili in quel villaggio, pur sapendo che, in realtà, non saremmo potuti tornare così spesso.
Il ritorno, questa volta in discesa, è stato più leggero. L’autenticità e la serenità degli abitanti di Chikunde erano state così contagiose che ci siamo sentiti come bambini dopo aver ricevuto un dono prezioso.