In ricordo di Andrew Botta

Di Alessandro Bobba

La mattina del 17 aprile ci ha lasciati il cuneese Andrew Botta all’età di 96 anni, dopo aver passato le ultime due settimane all’Aga Khan Hospital di Nairobi (Kenya) per complicanze respiratorie. 

Andrew, il cui nome di battesimo era Maggiorino (solamente la moglie Margareth lo chiamava affettuosamente “Maggio”), è stato per LVIA una figura fondamentale fin dagli inizi nel 1966 e fino ad ora aveva mantenuto un più che amichevole rapporto con i volontari dell’Associazione in Kenya. Fu infatti grazie a lui che LVIA iniziò i suoi primi passi nel mondo del Volontariato Internazionale, che nasceva in Italia a metà degli anni ’60 grazie ad alcune storiche figure, tra cui don Aldo Benevelli.  

A quel tempo Andrew era missionario dell’Istituto Missioni della Consolata da alcuni anni nella Parrocchia di Tigania, parte della Diocesi di Meru, a poca distanza dall’omonima città. Come la gran parte dei missionari del tempo, Andrew non svolgeva solamente il ruolo di pastore di anime ma si preoccupava di migliorare le condizioni di vita di una popolazione estremamente povera e mancante dei basilari mezzi di sopravvivenza: avviò quindi la costruzione di un acquedotto, l’apertura di un dispensario, l’avvio di un laboratorio di falegnameria, la creazione di una cooperativa, insieme ad altre iniziative minori. Quando nel 1966 si rese conto che da solo non riusciva a seguire tutte le iniziative avviate, oltre a svolgere il suo ministero di prete missionario, si rivolse ad un caro amico di gioventù che nel frattempo a Cuneo, sulla scia delle grandi novità che provenivano dal Concilio Vaticano II, aveva riunito un piccolo gruppo di giovani desiderosi di impegnarsi nel sociale, in particolare nei confronti dei più poveri fra i poveri. Venuto a sapere di questo fenomeno che stava prendendo forma a Cuneo, chiese quindi a don Aldo Benevelli di inviare a Tigania alcuni giovani tecnici che lo potessero supportare nella conduzione delle numerose iniziative avviate.

E fu così che partirono i primissimi volontari ed ebbe praticamente inizio la storia di LVIA, che poi sarebbe continuata fino ad oggi con progetti di sviluppo in dieci Paesi dell’Africa. 

Nel frattempo, le vicende della vita portarono Andrew alcuni anni dopo a lasciare l’Istituto Missioni della Consolata e sposarsi on Margareth per trasferirsi poi a vivere nella capitale Nairobi come un normale cittadino kenyota per molti anni, fino all’età della pensione. Nel frattempo, però non dimenticò mai i suoi parrocchiani di Tigania, aiutando molti di loro a trovare lavoro nella capitale oppure sostenendo delle iniziative locali di sviluppo della Diocesi di Meru. Ormai libero da impegni lavorativi, nel 1985 si dedicò alla realizzazione di un acquedotto con una neonata ONG italiana nell’area semi-arida di Meru (erano i tempi degli ingenti stanziamenti della cooperazione internazionale a seguito della tremenda siccità del 1984 nel Corno d’Africa). L’acquedotto, inizialmente pensato per l’uso umano domestico, vista la considerevole disponibilità di acqua alla sorgente, si trasformò ben presto in uno schema irriguo che le famiglie della zona utilizzano tuttora per la coltivazione di erbe officinali e prodotti agricoli. Nasce così nel 1991 Meru Herbs, una realtà che acquista i prodotti dagli agricoltori della zona, li tratta, li essicca, li confezione e quindi li commercializza nei circuiti internazionali del Commercio Equo e Solidale di Italia, Germania, Regno Unito, Giappone, oltre che del Kenya. 

In tutti questi anni la collaborazione fraterna fra Andrew ed LVIA non è mai venuta meno ed in molte occasioni si è collaborato attivamente sia per la realizzazione dei progetti sia per la loro gestione e in occasione dei Viaggi di Conoscenza promossi ogni anno da LVIA in Kenya non è mai mancata una visita ad Andrew e Margareth per far rivivere, per quanto possibile, ai partecipanti un po’ dell’atmosfera di quei tempi “pionieristici” della missione e del Volontariato Internazionale, raccontati da chi li aveva vissuti in prima persona. 

Molto ci sarebbe ancora da raccontare sulla vita di Andrew Botta ma a breve lo potremo apprendere direttamente dalle sue parole, leggendo il libro che negli ultimi anni della sua vita ha dettato ed è quindi stato trascritto e che sarà pubblicato a breve in Italia. 

Per ora ci limitiamo a ricordare un grande cuneese, che in veste prima di prete e poi di laico ha sempre avuto come fine la costruzione del Regno. 

Foto da Meru Herbs FB