Venti di guerra in Mali, la testimonianza di LVIA da Gao
Di Italo Rizzi
La situazione di sicurezza in Mali è in rapido deterioramento dopo la recente rottura degli accordi di pace stipulati nel 2015 dal governo con i gruppi ribelli del nord del Mali. Un intervento delle forze armate maliane è in corso in queste settimane con forze di terra ed aeree in varie parti del paese. Lo scorso 13 Settembre a Bourem, tra le città di Timbouctou e di Gao, il coordinamento dei movimenti dell’Azawad (CMA) ha preso possesso di un campo militare governativo dopo un lungo combattimento con molti morti e feriti da ambo le parti. La missione militare di interposizione dell’ONU, la MINUSMA, che tra molte difficoltà aveva alleviato il livello di tensione sul terreno è stata obbligata a partire; il cambiamento di attitudine del Paese si è concretizzato a metà giugno nella richiesta di chiusura della missione ONU da parte del Ministro degli Esteri maliano e dunque anche questa fragile barriera è venuta a mancare. In un contesto in cui sono avvenuti ben due colpi di stato, nel 2020 e nel 2021, le relazioni internazionali sono radicalmente peggiorate, non solo verso la Francia e nei confronti dell’iniziativa di antiterrorismo di 5 Paesi del Sahel denominata G5 Sahel, ma anche verso le istituzioni regionali e in particolare l’ECOWAS (la Comunità degli Stati dell’Africa dell’Ovest).
Secondo Ousman AG Hamatou, il rappresentante LVIA in Mali, “La questione della consegna delle basi della MINUSMA in Mali, la maggior parte delle quali nel nord del Paese erano sotto il controllo dei gruppi armati firmatari prima dell’arrivo della MINUSMA nel 2013, sarà probabilmente la causa scatenante di una nuova escalation di violenza, che avrà certamente conseguenze molto gravi in termini umanitari e di sicurezza. Molte famiglie (300.000 secondo l’OCHA) hanno iniziato a spostarsi nelle regioni di Gao, Kidal e Timbuctù verso l’Algeria e la Mauritania. Il recente ingresso degli islamisti radicali nel campo militare di Gao è una chiara spia che il conflitto è in una fase di forte escalation anche in quest’area.”
Inoltre, già prima dell’uscita della missione dell’ONU alla fine del 2021 era entrato nel Paese il famigerato Gruppo Wagner chiamato a condurre operazioni contro gli attori radicali. Il timore che si materializza davanti agli occhi della popolazione e degli operatori di LVIA, associazione di solidarietà e cooperazione internazionale, attiva in Mali dal 1985 a fianco delle comunità locali, è di una saldatura dei movimenti ribelli e di quelli dell’islamismo radicali e in ogni caso crea un grave peggioramento delle condizioni di sicurezza e di vita della gente. Rischiamo di rivivere i terribili momenti del 2012 quando nel corso del conflitto l’area di Gao venne devastata dalla guerra e la sede LVIA di GAO fu distrutta.
Le conseguenze del conflitto, ci riporta Ousman, sono perdurate per anni nonostante gli sforzi delle comunità e della cooperazione internazionale. Perché oltre alla perdita in vite umane, del bestiame fonte di sostentamento, delle case e dei preziosi pozzi nel Sahel, i colpi di arma da fuoco mandano in frantumi anche la coesione sociale in un’area di fragili equilibri, cicatrici che tardano a sanarsi.
Attualmente LVIA sta implementando con altre organizzazioni italiane e con il sostegno dell’Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo (AICS), un progetto per l’assistenza e la resilienza delle popolazioni vulnerabili a Douentza e Gao. La componente salute e nutrizione di LVIA vuole migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria primaria attraverso il rafforzamento dei centri sanitari comunitari. L’intervento è attuato congiuntamente con le autorità sanitarie nei due distretti di Gao e Douentza e include i lavori di riabilitazione di 5 centri sanitari e il rafforzamento delle capacità nei centri sanitari con la formazione del personale dei Centri e delle assistenti tradizionali al parto. Un lavoro prezioso in aree così poco servite dai servizi di salute che rischia di non poter essere finalizzato in un contesto di sicurezza in rapido peggioramento dove le condizioni di vita delle comunità diventano sempre più difficili e allarmanti.