“Gli animali qui muoiono per la siccità”
Lo racconta Dali, una donna che dopo aver ricevuto da LVIA una formazione para-veterinaria, si occupa di monitorare lo stato di salute del bestiame in un distretto dell’Afar. Per il popolo Afar il bestiame è fonte di sopravvivenza, non solo perché fornisce il latte ma perché rappresenta il loro denaro: se una famiglia deve sostenere delle spese, anche basiche – dalla farina, al materiale scolastico per i bambini – va al mercato a vendere una capra.
Quando si manifestano delle siccità prolungate, dato che non cresce più erba, le mandrie non hanno più nulla da mangiare e gli animali muoiono di stenti.
Perdendo il loro bestiame, le famiglie cadono nella povertà assoluta, come avvenuto appena un paio di anni fa a causa di una grave siccità.
Tra le attività svolte da LVIA c’è la distribuzione di capre per reintegrare il bestiame perso a causa della siccità.
LVIA è attiva per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, che condizionano la vita dei pastori in Est Africa. Pur incidendo quasi per nulla sul riscaldamento globale, sono tra le popolazioni più sofferenti per i danni che ne derivano.
DOVE?
Contea di Isiolo in Kenya e Regione Afar dell’Etiopia, aree a grave scarsità idrica e a forte rischio di siccità.
L’IMPATTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI.
Qualche dato da World Water Day e UN WATER
- Entro il 2030, 700 milioni di persone potrebbero abbandonare
la propria casa a causa del peggioramento della situazione di scarsità idrica. - L’aumento delle temperature e la variabilità delle piogge ridurranno i raccolti in molte regioni tropicali in via di sviluppo, dove la sicurezza alimentare è già un problema.
- Con l’attuale scenario, entro il 2080 la terra non idonea per l’agricoltura in Africa Subsahariana potrebbe crescere da 30 a 60 milioni di ettari .
- La variabilità climatica è uno dei principali fattori che metteranno a rischio le produzioni nei prossimi 10 anni.
- 4 miliardi di persone – quasi due terzi della popolazione mondiale – vivono già una situazione di severa scarsità d’acqua per almeno un mese l’anno.
“Per queste famiglie, identificate tra le più povere dell’area, significa avere un capitale del valore di 600 euro, non in denaro, ma in bestiame, che sanno gestire, e che porta anche latte e carne”.
Jamal, staff LVIA in Afar, Etiopia
“40 anni fa qui c’era un fiume. Ora è rimasta solo questa pozza”
Lo racconta una comunità nel distretto di Dewe, Regione Afar, Etiopia.
“Qui prima di tutto manca l’Acqua. È ciò di cui abbiamo più bisogno. Una nostra tipica giornata?
Ognuno cerca di trovare acqua scavando dei buchi nella terra.
A volte la troviamo, a volte no. Spesso, a causa della siccità e della scarsità d’acqua, le persone si spostano per pascolare gli animali. Abbiamo molti problemi a vivere qui. La poca acqua che abbiamo non è buona e la gente sta male quando la beve”.
LVIA è attiva in Afar con la costruzione di pozzi: si scava a 80 metri di profondità fino ad arrivare alla falda, e da lì l’acqua viene prelevata grazie ad una pompa.
Questi pozzi possono essere ad uso animale, con delle vasche di abbeveraggio dove confluisce l’acqua, e ad uso umano, con delle fontane. Fornire acqua pulita è la priorità in Afar, un’area dove la diarrea, causata dall’uso di acqua non sicura, è tra le prime cause di morte dei bambini.
Le piogge abbondanti, concentrate in pochissimo tempo, creano il cosiddetto “effetto argilla”.
Ce lo racconta Solomon, esperto LVIA in Afar per la gestione delle risorse naturali.
Il cambiamento climatico porta ad una concentrazione delle piogge in breve tempo, così si verificano lunghi periodi di siccità alternati a pochi giorni in cui cade una grande quantità d’acqua con estrema violenza. La terra non riesce a nutrirsi di questa acqua, anzi, ne viene spazzata via ed erosa, con il risultato che una regione già arida come l’Afar aumenta il rischio di desertificazione.
LVIA in Afar sta realizzando con le comunità locali dei lavori, come la piantumazione di alberi, per proteggere il suolo dall’erosione causata dalle piogge violente.
“Siamo scappati dai conflitti”
“Negli ultimi 10 anni è successo di tutto: ci sono stati conflitti, siccità, sono scappato da Garbatulla per Kinna in cerca di nuovi pascoli. Siamo andati a Kinna anche per sfuggire ai conflitti, ma là il terreno non è adatto ai pascoli e così ho perso il bestiame. E ora non ho più nulla”.
Lo racconta un pastore nella Contea di Isiolo, in Kenya. La siccità causa scarsità idrica, le terre diventano più aride e l’erba per il pascolo diminuisce. I conflitti tra le popolazioni pastorali sono aumentati perché gli spostamenti delle persone e delle mandrie si concentrano là dove ci sono ancora acqua e pascoli.
Il risultato è che sempre più persone cercano di utilizzare delle risorse naturali sempre più scarse. Gli scontri armati, spesso mortali, tra diverse etnie sono sempre più frequenti.
Un’escalation iniziata prima con gli sconfinamenti di bestiame in cerca dei pascoli rimasti e poi con il furto degli animali stessi. Il bene più prezioso.
Come usanza, in ogni villaggio africano, sotto un albero, si riuniscono gli anziani per risolvere le diatribe.
E sulla scia di questa tradizione locale, per far fronte all’emergenza dei conflitti armati, le attività di LVIA hanno realizzato corsi di formazione per creare veri e propri comitati di pace inter-etnici che si riuniscono con regolarità.
Il reportage in Etiopia è stato realizzato nell’ambito del progetto “Escape4Change. Per capire e agire contro i cambiamenti climatici” promosso dalle associazioni LVIA ed Eufemia con la collaborazione della Fondazione La Stampa- Specchio dei Tempi e il supporto finanziario dell’Unione Europea attraverso il progetto “Frame, Voice, Report” e il Consorzio delle Ong Piemontesi.