Ousmane, rientrato in Mali al termine del conflitto, ci racconta i primi mesi di pace e le prime attività del progetto di emergenza realizzato da LVIA con i partner CISV e TASSAGHT e il finanziamento di ECHO – ufficio dell’Unione Europea per le crisi e emergenze umanitarie.
Gao, Mali. Luglio 2013
Ousmane Ag Hamatou
La situazione della sicurezza a Gao e dintorni è calma, sono presenti le forze militari francesi e maliane appoggiate da Minusma (Missione delle Nazioni Unite di sostegno al Mali).
I caschi blu sono sul posto dal 1º luglio scorso ed il loro numero aumenta in modo significativo. Anche le Nazioni Unite sono molto visibili con importanti mezzi logistici mobilitati. Hanno aperto più uffici a Gao (OCHA, UNDSS, HCR, OIM, PAM, UNICEF tra gli altri) ma sembrano in una fase di « definizione » dei loro interventi e soprattutto di coordinamento delle loro azioni con le Ong e i progetti che intervengono nella zona. Ogni giovedì alle 9.00 si svolge una missione di coordinamento dell’ONU e delle ong internazionali al fine di fare il punto sulla risposta umanitaria e la sicurezza. Noi partecipiamo a tali incontri settimanali e anche a quelli del sotto gruppo WASH pilotato da Unicef a Gao ma che ancora non è realmente decollato.
Sul piano del post conflitto, Gao inizia a rivivere, con il ritorno in massa di molti rifugiati provenienti da altre aree del paese e altri installati nei paesi limitrofi. Il ritorno di persone rifugiate è seguito dall’UNHCR e dall’OIM che in questo momento non dispongono di tutte le informazioni sul numero di persone che rientrano e soprattutto sulla natura dei loro bisogni: per il momento non hanno l’autorizzazione di fare missioni al di fuori di Gao, per cui stanno cercando fonti d’informazione alternativa e chiedono alle ONG di fornire informazioni di terreno.
Per quanto riguarda i servizi tecnici dello stato, solo l’educazione e la salute si stanno ricostituendo progressivamente. Il mese scorso il governo ha predisposto degli incentivi stanziando i primi 250.000 CFA per gli agenti che decidono di tornare al Nord e mettendo a disposizione un certo numero di strutture come loro uffici nell’attesa della riabilitazione dei locali originari, che sono stati seriamente danneggiati. Speriamo che dopo le elezioni le cose migliorino in tal senso.
Sul clima post-elettorale, la situazione è calma a Gao e dintorni. Le persone si sono molto mobilitate il weekend scorso per votare, e ciò dimostra una presa di coscienza collettiva sulla situazione che ha vissuto il paese e un forte bisogno di cambiamento. Siamo sempre nell’attesa dei risultati ma qui a Gao le persone sembrano veramente desiderare il ritorno alla pace e all’ordine costituzionale per cui qualunque sia il risultato non credo che darà luogo a contestazioni organizzate.
Sul piano economico, l’inverno (la stagione delle piogge), che è un fattore molto importante soprattutto per i contadini e i pastori, inizia giusto a manifestarsi nella regione, ma il periodo di saldatura è stato molto lungo e difficile per le popolazioni che sono state molto provate dalla crisi. Molti animali (bovini) sono morti a causa della mancanza di foraggio nelle zone nomadi. I mercati locali nei villaggi sono ben approvvigionati di cereali e foraggio e i prezzi sono stabili ma le persone non hanno praticamente nessuna risorsa e la lunga crisi ha colpito le ultime economie familiari, anche le più fortunate. L’urgenza per il momento è veramente aiutare le famiglie a ricostruirsi, soprattutto aiutarle a rifarsi un’economia attraverso la ricostituzione dei greggi di bestiame e degli input agricoli; spesso anche delle abitazioni per le persone che rientrano. Le famiglie hanno praticamente perso tutto, hanno bisogno di un’assistenza alimentare per almeno un periodo da 3 a 6 mesi, il tempo di superare il periodo invernale che, se si annuncia buono, potrebbe rilanciare le produzioni per gli agricoltori e portare del foraggio per gli allevatori.
Sul piano della coesione sociale, nella regione di Gao le popolazioni sedentarie (songhaï) e nomadi (touareg e arabi) che erano state spesso opposte nel corso della crisi, iniziano a frequentarsi di nuovo ma ci vorrà ancora tempo prima di ritrovare il clima sociale del prima conflitto. C’è una campagna di sensibilizzazione sulla coesione sociale che è in corso attraverso le radio locali. La commissione di dialogo e riconciliazione costituita per fare dialogare le diverse parti ha difficoltà a realizzare la sua missione, e in ogni caso a Gao non vede alcuna azione realizzata ad oggi.
Le attività LVIA
Per quanto riguarda le attività del progetto, abbiamo terminato gi studi di attualizzazione e fattibilità delle 45 opere idriche da riabilitare nel quadro del progetto finanziato da ECHO, l’ufficio dell’Unione Europea per le emergenze e le crisi umanitarie. I bisogni in materia di acqua potabile sono molto importanti e le richieste di riabilitazione di opere ci pervengono praticamente tutti i giorni.
In parallelo, organizziamo una raccolta di informazioni per aggiornare i nostri indicatori e equipe sul terreno che realizzano delle campagne di sensibilizzazione e informazione sui rischi legati al colera in questo periodo invernale; alcune popolazioni stanno consumando acque da fonti alternative (fiumi e pozze). Un’epidemia di colera si è sviluppata in Niger, proprio al confine con il Mali e il rischio di contaminazione è importante soprattutto con i movimenti di popolazione che rientra dal Niger.
Organizziamo anche una raccolta di informazioni nelle scuole dei Comuni beneficiari del progetto ECHO. Le informazioni che raccogliamo concernono il funzionamento delle infrastrutture idriche e igieniche nelle scuole di nove Comuni toccati dal progetto di emergenza ECHO. Il CAP (Centro di apprendimento pedagogico) dei distretti di Gao e Bourem, che sono dipartimenti dell’educazione che si occupano delle scuole primarie, sono molto disponibili ad accompagnarci e ci hanno fornito le liste di alcune scuole con punti d’acqua e servizi igienico-sanitari non funzionanti. L’obiettivo di questa raccolta di informazioni è di fare una proposta a UNICEF, che abbiamo incontrato nel corso della mia ultima missione a Bamako, e che sembrava essere disposto ad accompagnarci per un progetto di emergenza WASH nelle scuole. Spero di potervi fare una proposta nei prossimi giorni affinché al rientro prossimo le scuole beneficiarie che identificheremo abbiano dell’acqua potabile e migliori condizioni igieniche per i bambini.
Bisogna notare che i dati dell’ultima inchiesta SMART realizzata nella regione di Gao traducono perfettamente la situazione nutrizionale dei bambini sul terreno. Le famiglie sono molto colpite finanziariamente e le prime vittime sono i bambini che cadono inevitabilmente nella malnutrizione. Il sistema sanitario nella regione di Gao e ovunque nel nord è stato seriamente paralizzato dalla crisi, anche se le Ong hanno continuato a lavorare in assenza dello Stato per mantenere il servizio minimo nei centri di salute. Alcuni centri di salute dei distretti di Gao e Bourem mancano di acqua potabile, necessitano di una riabilitazione delle infrastrutture idriche danneggiate. Abbiamo in particolare ricevuto questa settimane una richiesta dall’ASACO (Associazione di salute comunitaria) di Djebock per la riabilitazione della pompa del Centro di Salute, che si è rotta da 6 mesi.
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A circa un anno dalla distruzione della sede della LVIA a Gao da parte dei ribelli, che hanno costretto il personale a fuggire dal paese e a lasciarsi alle spalle la casa e parte della famiglia, LVIA è tornata a Gao, a fine giugno 2013.
Insieme ai partner CISV e Tassaght e con il sostegno di ECHO (Ufficio Unione Europea per le emergenze umanitarie) LVIA è ora impegnata nel processo di ricostruzione post bellico.
La priorità è data all’acqua: molti pozzi si sono deteriorati, oltre 40 solo in 9 comuni dei distretti di Gao e Bourem, nel nord del Mali. Il rischio è che, senza alternative, le 20.000 persone che abitano la zona si approvvigionino direttamente all’acqua del fiume con il probabile scoppio di focolai di colera che, in una tale situazione di insicurezza, può in brevissimo tempo portare al propagarsi dell’epidemia.
Nella foto, di Claudio Massarente: Mali. Si scava per l’acqua
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