Bamako, Mali. Agosto 2013
Di Cécile Michel
Un contesto difficile
L’agosto 2013 è stato un mese molto importante per il Mali perché si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno segnato la fine di un anno e mezzo di profonda crisi politica ed istituzionale: prima il colpo di stato (22 marzo 2012) poi il conflitto armato (da gennaio 2013) e l’occupazione del nord del paese per nove mesi da parte di gruppi ribelli e jihadisti. La ripresa progressiva di una dialettica democratica è testimoniata dall’affluenza record alle urne (55% contro lo stentato 30% di tutte le elezioni precedenti), che manifesta la volontà dei maliani di ritornare alla normalità dopo un lungo periodo di crisi.
Nonostante queste notizie positive, permane grave la situazione economica del Paese, soprattutto nel martoriato Nord, dove è minacciato persino il soddisfacimento dei bisogni più elementari come l’accesso all’acqua, all’istruzione, alla salute.
Una questione urgente
Il Nord – regione già più povera ed arida rispetto al Sud – è stato occupato per nove lunghi mesi da gruppi ribelli e terroristi ed  è stato teatro di un conflitto armato: una delle dirette conseguenze del conflitto è stato l’abbandono da parte della popolazione dei propri villaggi e – di conseguenza – molti pozzi comunitari sono stati danneggiati, rotti, inquinati o sono stati deteriorati nel funzionamento.

Gao, nord Mali: una pompa idrica danneggiata, non più utilizzabile dai villaggi circostanti
ACQUA fonte di vita
Nella regione di Gao (nord Mali), una delle zone più povere del paese, l’accesso alla risorsa idrica è oggi un problema per la maggior parte della popolazione, che si trova senza acqua potabile, senza possibilità di irrigare i campi e abbeverare gli animali. Considerando che agricoltura e soprattutto l’allevamento sono la principale fonte di reddito per il 90% della popolazione, si può ben comprendere l’ampiezza – e l’urgenza – del problema, soprattutto adesso che la stagione delle piogge sta per terminare. La stagione secca in Mali va da settembre a giugno, e le poche piogge sono concentrate nel mese di agosto: 10-11 lunghi mesi senza pioggia durante i quali sarebbe impossibile sopravvivere senza i preziosi pozzi comunitari, se non approvvigionandosi direttamente dal fiume in secca con un altissimo rischio di infezioni ed epidemie in una zona con un grande deficit di strutture sanitarie.
Cosa fa LVIA con CISV e TASSAGHT
Le ONG italiane LVIA e CISV si sono coordinate per un intervento congiunto. In particolare, LVIA con l’associazione locale Tassaght è attualmente impegnata sul campo nella regione di Gao, al fine di aumentare il tasso di accesso all’acqua potabile per almeno 20.000 persone (popolazioni sedentarie e nomadi). Vista l’urgenza dei bisogni della popolazione, si tratta di un progetto di emergenza concepito per avere un impatto immediato, finanziato da ECHO (l’Agenzia dell’Unione Europea per gli aiuti umanitari).
ACQUA per la pace
Iniziato a giugno 2013, il progetto terminerà in dicembre e prevede la rimessa in funzione di 45 punti d’acqua (pozzi comunitari e pozzi artesiani) in altrettanti comuni rurali della regione. Si prevede inoltre la distribuzione di 45 kit per l’igienizzazione dell’acqua, la distribuzione di 3.400 recipienti per lo stoccaggio dell’acqua e la formazione e sensibilizzazione delle popolazioni per un uso e gestione corretti delle infrastrutture e degli strumenti forniti.
Nella regione di Gao, la convivenza pacifica tra le diverse etnie (Tuareg, Songhai, Peul, Bambara…) non è sempre facile.
In questo intervento, come in tutti quelli precedenti nel nord del Mali, LVIA tiene conto dei delicati equilibri etnici e comunitari : un approccio che, soprattutto in questa delicata fase post-conflitto, gioca anche un ruolo di consolidamento della pace.
Progetti sostenibili nel tempo
I lavori di riabilitazione dei 45  punti d’acqua sono accompagnati dalla formazione di altrettanti comitati di gestione degli stessi. I comitati di gestione, formati da alcuni cittadini del comune, non solo sorveglieranno l’andamento dei lavori ma, una volta terminati questi, assicureranno la corretta gestione dei pozzi e la sensibilizzazione della popolazione locale nell’applicazione delle regole di igiene per il mantenimento del pozzo (mantenimento dello standard di potabilità dell’acqua, applicazione delle misure necessarie in caso di inquinamento da parte di agenti patogeni portati dagli animali o durante epidemie di colera  ecc…). Nei villaggi saranno realizzate anche delle formazioni igienico-sanitarie sulla corretta conservazione dell’acqua e sulle necessarie precauzioni igieniche di base (filtraggio dell’acqua, bollitura etc). In questo modo, verranno minimizzati i rischi di malattie legate all’acqua che, ogni anno, fanno migliaia di vittime, soprattutto tra i bambini.
Andare oltre l’emergenza per un impatto duraturo
L’ampiezza dei bisogni delle popolazioni, unitamente all’urgenza data dall’avvicinarsi della lunga stagione secca e alle ancora precarie condizioni di sicurezza della regione, rendono necessario un intervento di emergenza da realizzasi in tempi rapidissimi, nonostante le difficili condizioni del contesto. Tuttavia, l’urgenza non deve andare a discapito della durabilità del progetto, che deve avere un impatto sostenibile e contribuire non solo ad alleviare i bisogni urgenti della popolazioni, ma anche a contribuire allo sviluppo duraturo della regione di intervento. Per questo motivo, si ricorre molto spesso ad una strategia che, in gergo, si chiama LRRD, ovvero Linking Relief Rehabilitation and Development. E questa è la visione strategia di LVIA che, insieme a CISV e Tassaght, determina la nostra modalità di intervento in un’area affetta da una profonda crisi ma che, al contempo, presenta potenzialità di sviluppo che devono essere accompagnate e rafforzate.
La risposta che la popolazione maliana ha dato – attraverso queste elezioni – alla lunga crisi nazionale, è la dimostrazione della forte volontà di un ritorno alla normalità e alla ripresa delle attività agricole e pastorali, principale occupazione delle popolazioni nomadi e sedentarie della regione.
A circa un anno dalla distruzione della sede della LVIA a Gao da parte dei ribelli, che hanno costretto il personale a fuggire dal paese e a lasciarsi alle spalle la casa e parte della famiglia, LVIA è tornata a Gao, a fine giugno 2013.
Insieme ai partner CISV e Tassaght e con il sostegno di ECHO (Ufficio Unione Europea per le emergenze umanitarie) LVIA è ora impegnata nel processo di ricostruzione post bellico.
La priorità è data all’acqua: molti pozzi si sono deteriorati, oltre 40 solo in 9 comuni dei distretti di Gao e Bourem, nel nord del Mali. Il rischio è che, senza alternative, le 20.000 persone che abitano la zona si approvvigionino direttamente all’acqua del fiume con il probabile scoppio di focolai di colera che, in una tale situazione di insicurezza, può in brevissimo tempo portare al propagarsi dell’epidemia.
Nella foto, di Claudio Massarente: Mali. Si scava per l’acqua