ISI IDUTUNZE – La terra che ci dona la vita: l’impegno LVIA in Burundi
Il 90% della popolazione burundese si dedica all’agricoltura familiare, un’agricoltura per lo più di sussistenza che non riesce sempre a garantire cibo sufficiente. Grazie ad una strategia elaborata con le comunità locali LVIA ha strutturato dei servizi agricoli ed investito sulla formazione degli agricoltori nelle province di Ruyigi e Rutana, in modo che le famiglie possano vivere del proprio lavoro e nello stesso tempo migliorare la qualità e la quantità dell’alimentazione. Attraverso l’organizzazione dei produttori in associazioni e federazioni e la realizzazione di strutture di prossimità nei villaggi, come i Centri di Servizio Rurale, i contadini possono ottenere sementi, macchinari e attrezzi per la produzione e la trasformazione delle materie prime, accedere al microcredito e all’organizzazione di un’efficiente filiera di commercializzazione dei prodotti.
Il principio su cui si basano le attività è “Insieme è meglio”, cioè è più vantaggioso aggregare le produzioni, ad esempio per una presenza più forte sul mercato, piuttosto che fare tutto da sé, che è invece l’abitudine. Le comunità, seppur di gruppi e idee politiche diverse, hanno in comune il desiderio di sviluppo. Allora, l’impatto del progetto va oltre… diventa un terreno d’intesa per costruire sinergie, minimizzando le tendenze divisorie nella società. Hutu e Tutsi insieme si riconoscono in un’unica forma di organizzazione ed in un obiettivo per il benessere comune.
Il progetto ISI IDUTUNZE di LVIA è sostenuto dalla Campagna “Abbiamo riso per una cosa seria”, che propone di riflettere sulla necessità di sostenere il modello dell’agricoltura familiare come una delle risposte a livello locale alla fame, che colpisce ancora 800 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà estrema. Nell’agricoltura familiare l’apporto qualificato e peculiare dei piccoli produttori dipende proprio dall’essere costituiti in famiglia, dall’essere quindi fondati sulla vocazione ad abitare la terra con uno spirito di rispetto, di custodia e di sviluppo del creato per tutti, generazione dopo generazione in modo sostenibile.
L’agricoltura familiare mette così al centro le famiglie, in particolare le donne e i giovani, protagoniste dello sviluppo territoriale, restituendo alle comunità il diritto di produrre gli alimenti necessari al loro sostentamento attraverso un modello di produzione legato alla tradizione dei territori e in grado di apportare un miglioramento della qualità della vita.