Mar, 02/08/2016

foto: Peuples Solidaires
Una nuova petizione lanciata da circa 40 organizzazioni della società civile, tra cui FOCSIV-Volontari nel mondo e che anche LVIA sostiene, chiede ai parlamentari dell’Unione Europea di votare “no” alla ratifica dell’accordo di partenariato economico (EPA) tra l’UE e l’Africa occidentale.
Il Parlamento Europeo dovrebbe votare la ratifica dell’EPA nel settembre 2016, col fine dichiarato di promuovere lo sviluppo economico dell’Africa Occidentale e ridurne la povertà. Tuttavia le misure commerciali previste nell’accordo condurrebbero, secondo LVIA e le altre organizzazioni che sostengono la petizione, ad un progressivo impoverimento della regione del continente africano.
Chiedi ai parlamentari UE di:
  • votare NO alla ratifica dell’accordo EPA tra l’UE e l’Africa occidentale,
  • mantenere la libertà di accesso dei prodotti dell’Africa occidentale nel mercato europeo, senza reciprocità.
Perché? Puoi informarti sull’accordo EPA, ad esempio leggendo l’articolo riportato di segito
Firma e diffondi la petizione !
Attualmente l’Africa Occidentale può esportare i propri prodotti verso il mercato europeo senza tassazione, cioè senza pagare i dazi doganali, mentre gli Stati africani mantengono la possibilità di tassare le importazioni dall’Europa, proteggendo la propria economia. L’Unione europea ora richiede reciprocità. Se un tale ragionamento può sembrare equo, certamente non lo è se si considera la divergenza di sviluppo tra le due aree.
Del resto non dobbiamo dimenticare che la stessa Comunità Europea per molti anni ha protetto il proprio mercato unico per permettere di rafforzarsi e tutt’ora continua a prevedere delle importanti sovvenzioni, ad esempio nel settore agricolo.
Come evidenziato da Mamadou Cissokho, Presidente Onorario della Rete delle Organizzazioni Contadine e dei produttori agricoli dell’Africa Occidentale (ROPPA): “Tutti i Paesi che si sono sviluppati hanno cominciato creando le condizioni per la crescita attraverso la protezione dalle importazioni, e solo dopo hanno aperto i propri mercati all’esterno. Oggi non possiamo aspettarci che l’Africa sia il primo esempio a dimostrare che  lo sviluppo si ha partendo da una apertura totale al commercio internazionale”.
Cosa sono gli EPA
Fino al 2000, nell’ambito delle Convenzioni di Lomé con i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), l’UE accordava alle esportazioni dell’Africa Occidentale un accesso quasi totalmente libero al mercato europeo, con l’intento di promuovere lo sviluppo regionale africano attraverso il commercio. Dal canto loro, gli Stati dell’Africa Occidentale non avevano alcun obbligo di offrire all’UE gli stessi privilegi. Tuttavia, queste preferenze commerciali unilaterali sono contrarie alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) adottate nel 1994, che prevede sì la possibilità di stabilire delle zone di libero scambio tra le varie regioni, ma a condizione che le preferenze siano reciproche e non-discriminanti. L’Africa Occidentale dovrebbe dunque offrire un trattamento preferenziale all’UE. Ma l’OMC, in considerazione delle disparità di sviluppo economico, dà la possibilità di chiedere una deroga a questa regola. L’UE ne ha già precedentemente fatto uso, per esempio nei confronti della Moldova, spiegando che “la Moldova è il paese più povero del continente europeo e non ha la competitività necessaria per impegnarsi in un accordo di libero scambio con l’UE”.
L’accordo di Cotonou, che ha seguito quello di Lomé nel 2000, prevede le negoziazioni degli EPA. Essi dovevano inizialmente condurre, entro il 31 dicembre 2007, alla creazione di zone di libero scambio tra l’UE e sei regioni dei paesi ACP, tra cui l’Africa Occidentale. In virtù del principio di reciprocità, l’UE ha chiesto all’Africa Occidentale di aprire il suo mercato ai prodotti europei all’80% del valore del commercio totale per 15 anni, in cambio di un’apertura del mercato europeo ai prodotti dell’Africa Occidentale pari al 100%.
In considerazione della disparità economica tra le controparti, l’UE avrebbe potuto accettare la proposta fatta dall’Africa Occidentale di aprire i mercati del 65% nell’arco di 25 anni, ma si è rifiutata. Peraltro, durante le negoziazioni, l’UE non si è fatta scrupoli a trascurare le regole dell’OMC in materia di libero scambio: oltre alle merci, essa ha aggiunto all’accordo altri elementi, quali i servizi, gli investimenti e i mercati pubblici. L’Africa Occidentale si è opposta, cercando di salvaguardare la propria libertà di proteggere questi settori dalla concorrenza europea.
12 dei 16 paesi dell’Africa Occidentale appartengono al gruppo dei paesi meno sviluppati (PMS). Alla fine del 2007, l’UE non è riuscita a concludere gli EPA regionali e aveva minacciato i paesi ACP non membri del gruppo PMS di far perdere il libero accesso al mercato europeo.
Dopo questa minaccia, gli alti funzionari dell’Africa Occidentale responsabili delle negoziazioni hanno firmato un EPA regionale con l’UE il 30 giugno 2014. L’EPA è limitato alle merci, ma include una clausola di “appuntamento” per discutere gli altri settori.
Per entrare in vigore, la firma degli EPA non è sufficiente. Essi devono essere firmati e poi ratificati, generalmente dopo una votazione dei parlamenti nell’Africa Occidentale e nell’UE.
Il prossimo appuntamento istituzionale sarà il voto del parlamento Europeo, previsto in settembre.
I 28 stati membri dell’UE dovranno anche loro ratificare gli EPA, così come i 2/3 dei 16 paesi dell’Africa Occidentale.
La Commissione europea avanza una serie di argomentazioni apparentemente positive: 
  1. Gli EPA offrono il libero accesso della merce dell’Africa Occidentale sul mercato dell’UE.
  2. Gli EPA sostengono l’integrazione regionale dell’Africa Occidentale.
  3. I prodotti agricoli dell’Africa Occidentale sono esclusi dalla liberalizzazione.
  4. Gli EPA prevedono degli aiuti che permetterebbero all’Africa Occidentale di trarre beneficio dagli EPA.
  5. Gli EPA rispettano i margini di manovra politica dei Paesi dell’Africa Occidentale

 

L’analisi di Concord – piattaforma delle Ong Europee

1. Gli EPA offrono il libero accesso della merce dell’Africa Occidentale sul mercato dell’UE?
Sì, è vero ed è per preservare questo vantaggio che l’Africa Occidentale ha deciso di sedersi al tavolo delle trattative al fine di negoziare gli EPA. L’UE è un mercato d’esportazione importante che garantisce all’Africa Occidentale il 36% dei suoi sbocchi, mentre circa il 30% delle sue importazioni proviene dall’UE.
Ciononostante:  
L’Africa Occidentale deve accordare delle contropartite considerevoli eliminando la maggior parte dei dazi doganali prelevati sulle importazioni provenienti dall’UE. L’UE beneficia così di un trattamento ben più vantaggioso di quello degli altri Stati africani con cui commercia l’Africa Occidentale, in un contesto in cui l’integrazione economica e sociale dell’Africa è un fattore determinante per il suo sviluppo. C’è uno scarto considerevole di sviluppo tra i due partner commerciali. Come riportato dal Centre Sud, solo il 6% delle linee tariffarie riguardano prodotti per i quali l’Africa Occidentale è più competitiva dell’UE. Benché quest’analisi meriti di essere maggiormente elaborata, comunica comunque un’idea dell’importanza dell’ordine di grandezza. C’è un rapporto di forza disuguale tra le economie dell’Africa Occidentale e dell’UE che minaccia le produzioni locali esistenti e rischia di ostacolare la nascita di nuove attività creatrici di impiego e ricchezza.
2. Gli EPA sostengono l’integrazione regionale dell’Africa Occidentale?
In gran parte è falso. Certamente la scelta di negoziare gli EPA tra l’UE e delle regioni, anziché con singoli paesi ACP, è positiva. Ciononostante:
Contrariamente all’UE, il livello d’integrazione dell’Africa Occidentale è nettamente più basso. Nel 2012/13, il commercio tra i Paesi dell’Africa Occidentale rappresentava meno del 9% del totale. Piuttosto che cercare di creare una zona di libero scambio con l’Africa Occidentale, l’UE avrebbe dovuto dare la priorità al rafforzamento dell’integrazione regionale. L’Africa Occidentale raggruppa Paesi il cui livello di sviluppo è relativamente simile e che hanno dei settori economici spesso complementari. L’integrazione regionale è quindi uno dei principali strumenti per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni dell’Africa Occidentale. Per l’UE, l’apertura del mercato regionale alle imprese europee prevale sull’integrazione della regione.
3. I prodotti agricoli dell’Africa Occidentale sono esclusi dalla liberalizzazione?

Vero e falso: i prodotti agricoli costituiscono una gran parte del 18% dei prodotti cosiddetti “sensibili” che possono rimanere protetti. Ma gli EPA costituiscono malgrado tutto un rischio per l’agricoltura dell’Africa Occidentale:

L’agricoltura è un settore chiave per la regione. Procura più del 60% dei posti di lavoro e soddisfa l’80% dei bisogni alimentari della regione. Ma gli agricoltori appartengono anche alla categoria sociale più colpita dalla povertà estrema.  È perciò positivo che le derrate alimentari di consumo quotidiano possano essere considerate come dei prodotti sensibili e protette di conseguenza. Tuttavia, le importazioni di materie prime di origine agricola destinate alle industrie locali sono generalmente liberalizzate, generando così una forte competitività con le materie prime equivalenti provenienti da regioni africane. In particolare, questo è il caso del latte in polvere europeo, importato sfuso e confezionato in loco o trasformato in latte liquido, in diretta concorrenza con le filiere lattiere locali .
Le sovvenzioni della Politica Agricola Comune (PAC) permettono all’UE di vendere la sua produzione agricola a un prezzo inferiore al suo prezzo di produzione e quindi di fare concorrenza in modo illegittimo all’economia agricola dell’Africa Occidentale.
4. Gli EPA prevedono degli aiuti che permettano all’Africa Occidentale di trarre beneficio dagli EPA?
Vero e falso. Gli accordi includono il finanziamento del Programma degli EPA per lo Sviluppo (PEPAS), che annovera tra i suoi obiettivi il rafforzamento dell’integrazione regionale e l’aumento della competitività delle economie dell’Africa Occidentale.
Però:
Il finanziamento di 6,5 miliardi di euro su cinque anni è lontano dai bisogni stimati dall’Africa Occidentale (9,5 miliardi d’euro).  Secondo i calcoli del Centre Sud, l’Africa Occidentale perderebbe più di 746 milioni di euro all’anno di gettito fiscale per i prodotti che saranno liberalizzati cinque anni dopo l’entrata in vigore degli EPAe circa 1,9 miliardi all’anno dopo i primi 20 anni. Anche se la stima delle perdite del gettito fiscale è un compito complesso, questi dati danno un’idea dell’ordine di grandezza. Queste stime devono essere paragonate con la somma annuale del PEPAS di 1,3 miliardi d’euro. Tuttavia queste somme sono indispensabili per finanziare la creazione di scuole e ospedali, l’agricoltura familiare, ecc.
5. Gli EPA rispettano i margini di manovra politica dei paesi dell’Africa Occidentale?
Ciò è in gran parte falso: a causa degli EPA, come visto, i paesi dell’Africa Occidentale perderebbero una parte dei mezzi necessari per condurre una politica commerciale autonoma, al servizio delle popolazioni locali, e subirebbero un calo dei gettiti fiscali necessari al finanziamento del loro sviluppo