Continuano le azioni di lotta alla malnutrizione infantile nel Nord del Burkina Faso
Nella provincia dell’Oudalan, nel Nord del Burkina Faso, la malnutrizione infantile resta un’emergenza anche a causa della situazione di insicurezza che peggiora di giorno in giorno per via delle incursioni di gruppi armati jihadisti ormai presenti in quella zona del Sahel. Per paura di rappresaglie, il personale sanitario di alcuni centri di salute è scappato, le popolazioni hanno a loro volta abbandonato i villaggi (diventando di fatto profughi nel proprio Paese) oppure sono ormai isolate ed hanno difficoltà a raggiungere i dispensari per accedere alle cure sanitarie.
Per assistere la popolazione, in particolare le fasce più vulnerabili come bambini, donne incinte e allattanti, LVIA ha messo in atto una strategia avanzata che si compone di più azioni puntuali:
- Fornire supporto al personale dei centri di salute. Dei 23 centri di salute presenti nella regione, ne sono rimasti aperti solamente 11 grazie anche alla presenza degli infermieri volontari, supportati e formati da LVIA, che affiancano il personale sanitario locale.
Al momento sono impiegati 21 giovani infermieri volontari (provenienti da un centro di formazione regionale) fondamentali per tenere aperti i centri di salute della provincia
- Nelle zone più isolate ed inaccessibili, LVIA individua un villaggio per la creazione di presidi sanitari avanzati dove si recano due infermieri che svolgono una giornata di visite gratuite una volte ogni due settimane. Attualmente sono attivi 60 presidi sanitari avanzati.
Con questa modalità, dall’inizio del progetto al 30 settembre, sono state effettuate più di 30mila visite a bambini, donne incinta ed allattanti.
- All’interno di ciascun villaggio si individuano degli “agenti di salute comunitari” che ricevono una formazione sanitaria di base. Queste persone, oltre ad essere dei punti di riferimento per la popolazione locale per richiedere una consulenza, si occupano di monitorare lo stato di salute della popolazione e, in particolare, di individuare possibili casi di malnutrizione tra i bambini e riferirli per tempo ai centri di salute.
Nei casi più gravi di malnutrizione, spesso perché associata ad altre malattie come la malaria o il dissenteria, i bambini vengono trasportati all’unico ospedale della regione a Gorom Gorom, che in alcuni casi significa affrontare un viaggio di 80 km.
La situazione degli sfollati a Gorom-Gorom
Molti degli sfollati interni si sono rifugiati nella città di Gorom Gorom dove sorti due veri e propri campi profughi composti da più di 23.000 persone, per la maggior parte donne e bambini. Tra i bambini di età inferiore ai 5 anni presenti nel campo, il 6% soffre di malnutrizione acuta severa, una percentuale altissima considerato che la soglia di allarme è del 2%. L’intervento di LVIA si focalizzerà sulle fasce più vulnerabili, quindi sui bambini sotto i 5 anni e sulle donne incinte e allattanti, e sulle malattie materno-infantili, e in particolare sui casi di malnutrizione acuta che verranno identificati grazie a delle campagne di “screening” in collaborazione col servizio sanitario locale. Gli infermieri volontari di LVIA cercano di assistere direttamente gli sfollati che necessitano di cure per evitare di sovraffollare l’unico ospedale di Gorom-Gorom e i centri di salute vicini.
Il progetto riceve i fondi dell’Unione Europea (ECHO).