Lunedì 19 febbraio la notizia della lixeira si è diffusa in tutto il mondo, quasi come se si trattasse di un terremoto o di un uragano. Una tragedia presentata come naturale, ma che di naturale non ha nulla. Lunedì 19 febbraio è stata una giornata triste per il Mozambico, che ha riportato a galla una situazione complessa, composta da problematiche diverse e interconnesse, tutte estremamente importanti e urgenti. Questioni sulle quali LVIA lavora dal 2005, quando diede vita a un progetto per contribuire concretamente al miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione dei quartieri adiacenti alla discarica di Hulene.
Negli anni successivi, LVIA è entrata in contatto con le molteplici problematiche economiche, sociali e ambientali che colpiscono la popolazione dei quartieri vicini alla discarica, stimolando l’avvio di nuovi progetti e la creazione di nuove soluzioni, come la scuola materna di Mavalane, nata per dare un’alternativa ai bambini della lixeira, e le cooperative di catadores, costituite per dare un’opportunità a chi normalmente vive ai margini della società, stimolando la raccolta selettiva e rivendita dei rifiuti riciclabili.
Allo stesso tempo, LVIA ha lavorato con le istituzioni locali, sia a livello municipale che nazionale, per contribuire alla creazione di un quadro legale che favorisca il riciclo dei rifiuti e rafforzare le capacità locali necessarie per installare processi adeguati di gestione dei rifiuti solidi urbani. |
Sono già passate due settimane dalla notte in cui, in Maputo, capitale mozambicana, 17 persone che vivevano a ridosso della unica, vecchia e stanca discarica di Hulene, nella prima periferia urbana, sono rimaste sotterrate sotto una montagna di rifiuti appesantita dalla pioggia particolarmente intensa che si è riversata sulla città la notte di domenica 18 Febbraio.
Quella notte, una parte della “montagna” di rifiuti accumulati nella lixeira di Hulene è collassata su case e baracche circostanti, dimore di cittadini che da anni convivevano, a pochi metri, con il grande deposito di materiali dismessi, subendone conseguenze gravissime in termini di salute per la continua esposizione a fumi tossici e ad acque inquinate.
Inserita fra le 50 discariche a cielo aperto più grandi del mondo, la lixeira di Hulene è un enorme cumulo di rifiuti che occupa un’area di 17 ettari (si depositano qui tutti i RSU raccolti dalle strade e case della capitale dal 1972).
Nella discarica ci siamo arrivati, come LVIA, nel lontano anno 2005 perché li operavano le persone con le quali avevamo scelto di tracciare un cammino, i catadores, raccoglitori informali di rifiuti che, nei luoghi pubblici, raccolgono materiali per generare valore attraverso la commercializzazione degli scarti riutilizzabili di residui. È grazie alla loro presenza che la montagna maleodorante alla periferia di Maputo diventa un luogo estremamente movimentato, animato da fuochi sparsi e scalato ininterrottamente da centinaia di persone di tutte le età che continuamente controllano, scelgono e trasportano tutto ciò che si può riutilizzare, consumare o rivendere. |
Le testimonianze dei presenti riportano un lungo ritardo nell’arrivo dei soccorsi, giunti sul luogo della tragedia solamente alcune ore dopo, e una scarsa operatività nella gestione dell’emergenza. La disorganizzazione generale nel coordinamento dei vari attori coinvolti (fra gli altri: Polizia, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Croce Rossa), e i problemi generati dall’indisponibilità di mezzi di escavazione adeguati, ha fatto sì che i primi a mobilitarsi per la ricerca e il recupero delle vittime siano stati gli stessi residenti :“Siamo stati noi, la popolazione, che usando mani, picconi e pale, abbiamo cercato di salvare le persone, perché i soccorsi sono arrivati tardi […] Abbiamo richiesto la macchina escavatrice e ci hanno risposto che non c’era combustibile […]”. Ciò che di fatto più ha sconcertato, subito dopo l’accaduto, a livello di reazioni locali, è stata la totale assenza di presa in carico di responsabilità.
A distanza di due settimane sembra finalmente esistere un piano, una decisione, e un’azione in corso. In questi giorni si stanno facendo evacuare le famiglie che occupano la fascia prossima alla discarica, demolendo le infrastrutture, precarie e insicure. Le autorità stanno provvedendo alla messa in sicurezza della popolazione a ridosso della discarica e solo venerdi 3 marzo sono state demolite 120 case.
Il Governo sostiene di avere emesso vari avvisi e imposto divieti ad abitare nelle zone adiacenti alla discarica, ma di fatto le ha sempre tollerate.
Esistevano a ridosso della discarica di Hulene anche diverse case in materiale ‘migliorato’ – è qui così definita l’abitazione fatta di mattoni e coperta almeno con tetto di lamiera – e addirittura una piccola impresa legata alla commercializzazione dei materiali reciclabili recuperati in discarica.
|
Peccato che ad oggi, nonostante i fondi disponibili, uno studio di impatto ambientale realizzato a marzo 2017, e una cerimonia di inaugurazione, non ci sono stati avanzamenti nei lavori, che da anni risultano bloccati da lunghi e irrisolti processi di indennizzazione della popolazione presente nell’area interessata.
LVIA continuerà a battersi per la tutela dell’ambiente e della popolazione, lavorando con le comunità per stimolare il cambiamento e collaborando con le istituzioni mozambicane per favorire la corretta gestione dei rifiuti, nella speranza che la morte di 17 persone non sia vana, e che episodi come questo non si verifichino più in futuro.
|