Mali: la crisi idrica in un paese in emergenza

Dal 2012 la popolazione del Mali non ha pace, travolta dall’instabilità politica, dalla crisi della sicurezza e le gravi sfide socio-economiche. Il paese è governato da una giunta militare sin dai colpi di Stato dell’agosto 2020 e del maggio 2021, con il generale Assimi Goïta al comando. Le elezioni promesse sono state più volte rinviate. L’attuale governo si è avvicinato alla Russia, in particolare attraverso il gruppo Wagner, per ottenere supporto militare, sollevando preoccupazioni su diversi fronti.
La crisi diplomatica tra la Francia e il Mali nel 2022 ha portato al ritiro delle forze militari francesi e alla sospensione dei programmi di cooperazione francese. Nel luglio 2023, l’ONU ha annunciato la fine della missione MINUSMA, peggiorando l’insicurezza e le violazioni dei diritti umani.
Da gennaio 2025 il Mali ha lasciato ufficialmente l’ECOWAS, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale insieme a Niger e Burkina Faso, un passo che accentua ulteriormente il suo isolamento regionale e internazionale.

Aumenta la pressione sulle scarse risorse disponibili

Il nord e il centro del Mali sono teatro di violenze che coinvolgono gruppi jihadisti, milizie comunitarie e forze governative. Gli attacchi contro i civili e gli sfollamenti di popolazione sono frequenti. Oltre 422.000 sfollati interni vivono in condizioni precarie, esercitando una pressione enorme sulle risorse naturali, in particolare acqua e terra. La situazione è critica soprattutto nelle città come Douentza, che negli ultimi anni ha accolto centinaia di sfollati scappati dai conflitti nel nord del paese. Qui le infrastrutture idriche non riescono più a soddisfare le esigenze della popolazione.

“Quando è stato costruito l’attuale serbatoio d’acqua, la popolazione non superava i 2.000-3.000 abitanti, quindi era sufficiente”, racconta Diarra Malick, sindaco di Douentza. “Oggi la città è molto più popolata e ospita anche numerosi sfollati interni. Abbiamo un solo grande serbatoio, che non è in grado di fornire acqua a tutti”.

I mesi di marzo e aprile sono i più critici dell’anno, poiché la siccità raggiunge il suo apice e molte cisterne e fonti d’acqua si prosciugano. Dopo il tramonto, quando le temperature diventano più sopportabili, le donne del villaggio si mettono in cammino con le loro taniche vuote, dirette verso la fonte d’acqua più vicina. Una volta riempite, il peso diventa insostenibile, costringendole a trasportarne solo una per volta sulle spalle. Rientrano a casa dopo diverse ore di fatica, con una quantità d’acqua insufficiente per coprire tutti i bisogni quotidiani: bere, cucinare, lavarsi.

Le difficoltà di accesso all’acqua generano tensioni tra gli abitanti.

“Le fontane pubbliche non sono sufficienti e molte sono fuori uso. In una strada può essercene una sola, come nella nostra via, e ci sono persone di altri quartieri che vengono qui perché dove vivono loro non ce ne sono. Durante la stagione calda, le donne litigano di notte nei pressi dei punti d’acqua. Cercano acqua fino a mezzanotte, perché sanno che la mattina non ne troveranno” spiega Kadidia Adiawakoye, del Coordinamento delle Associazioni e ONG femminili di Douentza.

L’impegno di LVIA: una storia lunga 40 anni

LVIA opera in Mali dal 1985, quando i primi studi territoriali evidenziarono la scarsità d’acqua come uno dei principali ostacoli al miglioramento delle condizioni di vita. Da allora, l’organizzazione ha sviluppato progetti per migliorare l’accesso all’acqua. Inoltre ha lavorato a sostegno dell’agricoltura e dell’allevamento e per il rafforzamento dei servizi sanitari a prevenzione della malnutrizione infantile.

Tuttavia, dal 2012, la persistente insicurezza ha reso il lavoro sempre più difficile: molte aree di intervento sono diventate inaccessibili, i mercati sono chiusi, le strade interrotte, rendendo complicata la logistica. Inoltre le tensioni comunitarie rendono difficile la collaborazione con le popolazioni locali.

LVIA ha quindi adattato la sua strategia, rafforzando i legami con le comunità locali e lavorando in stretta collaborazione con le autorità.

“LVIA riesce a operare in questo contesto instabile grazie alla fiducia costruita nel tempo. Abbiamo sempre adattato i progetti ai bisogni reali della popolazione”, racconta un operatore LVIA che preferisce restare anonimo per motivi di sicurezza.

Acqua per la vita, acqua per la pace

Per far fronte all’emergenza idrica a Douentza, nel 2024 LVIA ha realizzato un nuovo pozzo profondo 63 metri, capace di erogare fino a sei metri cubi d’acqua all’ora. Una risorsa preziosa che oggi garantisce acqua potabile a oltre 900 persone, circa 130 famiglie, quasi tutte sfollate, alleviando le difficoltà quotidiane legate alla carenza idrica.
L’accesso all’acqua non rappresenta solo un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, con una significativa riduzione del rischio di malattie come il colera, ma ha anche un impatto diretto sulla stabilità sociale della comunità. La disponibilità di acqua aiuta a favorire la convivenza pacifica tra gli abitanti e ridurre i conflitti nei punti di approvvigionamento.
Eppure, c’è ancora molto da fare. L’emergenza idrica in Mali è ben lontana dall’essere risolta, e molte aree del paese restano prive di accesso sicuro all’acqua potabile. La crisi umanitaria si aggrava di giorno in giorno, rendendo indispensabile un impegno continuo per garantire a tutti il diritto all’acqua, risorsa vitale per la sopravvivenza e la dignità delle persone.

Mali: da paese aperto al mondo a terra di insicurezza

Che tristezza quando penso al Mali di vent’anni fa. Si poteva viaggiare in sicurezza con i mezzi pubblici, dalla capitale Bamako fino nel deserto, con l’ospitalità delle famiglie locali. Il Mali era diventato uno dei paesi africani più attrattivi per i turisti: i paesi Dogon, il fiume Niger, Timbuctù, la moschea di Djenné, la Mano di Fatima. Oggi, noi occidentali non possiamo nemmeno uscire da Bamako. Alle ONG è vietato lavorare al Nord, l’ambasciata ce lo impedisce”, racconta Giovanni Armando, responsabile dei progetti LVIA in Mali.

L’accesso all’acqua potabile nei villaggi più isolati resta una sfida enorme, soprattutto nel Nord. E la sospensione dei programmi di cooperazione di Francia e Stati Uniti non fa che peggiorare la situazione. Eppure, nonostante tutto, continuiamo a lavorare con il supporto del personale locale, anche se abbiamo dovuto cambiare aree d’intervento. Dopo 40 anni di attività, siamo ancora riconosciuti e rispettati per il lavoro fatto e proseguiremo con il lavoro grazie anche al supporto di tutte quelle persone che ancora hanno speranza di un futuro di pace. “

 

Sostieni le attività in Mali su DONA ORA