L’impronta di carbonio dell’ufficio LVIA
Mai sentito parlare dell’impronta di carbonio? Si tratta della quantità totale di gas serra emessi, direttamente o indirettamente, da una persona, un’azienda, un prodotto o un’attività, espressa in CO₂ equivalente. In estrema sintesi è la quantità di inquinamento che produciamo con le nostre azioni. Nell’ambito del progetto “Azioni concrete, Impronte leggere”, un progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, abbiamo avuto occasione di calcolare l’impronta di carbonio dell’ufficio LVIA di Torino.
Il calcolatore
Attraverso il partner tecnico Rete Clima è stato sviluppato un calcolatore scientificamente affidabile per misurare l’impronta di carbonio generata da scuole, enti e organizzazioni della società civile. A partire dal calcolo dell’impronta, la sfida è quella di elaborare soluzioni attuabili per ridurne l’impatto, dal punto di vista organizzativo e gestionale, collettivo e individuale di studenti, lavoratori, manager pubblici e privati, chiamati ad essere parte della soluzione.
Un giro intorno alla Terra
Le emissioni di LVIA – Ufficio di Torino (ca. 10.785 kgCO2eq), sono state calcolate con riferimento all’anno 2023, con buon margine di approssimazione, grazie a:
- dati certi, relativi ai consumi di energia, acqua, che sono estrapolati da bollette e tabelle
- dati sulla mobilità, calcolati attraverso la somministrazione al personale di un form
- altri dati che risultano dall’analisi dei consumi d’ufficio, consumi personali, consumo di materiali e alla ristorazione
L’esercizio che abbiamo fatto è quello di non fermarsi al mero dato numerico, nel nostro caso di 10.785 kgCO2eq. Si tratta di meglio visualizzarlo, compararlo, valutandolo per poi ricalcolarlo nel tempo. Il nostro obiettivo è assumere maggiore consapevolezza e migliorare l’impatto sul riscaldamento globale di questa piccola comunità lavorativa che si occupa di cooperazione, inclusione, educazione alla cittadinanza globale. In altre parole, diventare esseri più sostenibili.
Ecco, dunque, a cosa corrisponde l’impronta di carbonio dell’Ufficio LVIA di Torino in un anno (sono equivalenze alternative e comparabili perché riportate alla stessa unità di misura kg CO2eq):
- 48.380 km ca. percorsi in auto (la circonferenza della Terra è 40.0700 km)
- 99.160 km percorsi in aereo (162 voli Milano-Roma)
- circa 120.000 bottigliette in PET
- circa 13.500 pasti completi con carne di pollo
- circa 17.900 pasti completi vegani
- 576.900 e-mail inviate
- 1.268.904 visualizzazioni di pagine web
10.785 kgCO2eq possiamo considerarli al pari dei kgCO2 assorbiti in 30 anni da circa 21 alberi di un bosco delle Prealpi. Conservare gli alberi esistenti, i boschi, preservarli da sovrasfruttamento, cementificazione e incendi, sono pratiche amiche del clima decisamente importanti ed efficaci. Come ridurre i viaggi in aereo, il trasporto privato, i pasti a base di carne (soprattutto carne rossa). E se dematerializzare il lavoro, evitare di stampare e-mail è importante, ragioniamo sul fatto che la vita privata e lavorativa digitale è impattante. Non produciamo né carichiamo e postiamo video pesanti, soprattutto se non indispensabili. Alleghiamo file se indispensabili e mai prima di averne ridotto il peso in kb. Utilizziamo PC, notebook e smartphone (RAEE, in generale) rigenerati, non di nuova produzione. Si può fare!
“Azioni concrete, Impronte leggere” è un progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che si svolge in 7 regioni italiane (Lazio, Piemonte, Sicilia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige) e promosso da 6 organizzazioni della società civile, tra cui LVIA, che hanno una lunga e consolidata esperienza nella conduzione di azioni di Educazione alla Cittadinanza Globale.
Una storia di ingiustizia climatica
A fronte delle considerazioni appena condivise e che partono dall’analisi della nostra realtà, molto circoscritta, ci sentiamo di portare l’attenzione sull’ingiustizia climatica. Vale, infatti, l’evidenza che le conseguenze della crisi climatica non ricadono esattamente nella misura in cui un paese ha contribuito alle emissioni. Anzi, per la vulnerabilità dei paesi più poveri che non riescono ad investire in politiche per l’adattamento e rispondere alle emergenze collegate alla crisi climatica, esse pagano il prezzo più alto pur avendo contribuito meno alle emissioni.
Non ultimo, la concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani degli individui più facoltosi del pianeta è estremamente elevata. Ecco alcuni dati significativi:
- 1% più ricco: detiene circa il 38% della ricchezza globale (dati Università di Padova)
- 10% più ricco: possiede il 76% della ricchezza totale (dato FOCSIV)
- 50% più povero: condivide il restante 2% della ricchezza mondiale (dati Università di Padova).
Questo ha rilievo anche in termini di emissioni di kgCO2: un super-ricco, infatti, può emettere in un anno la stessa quantità di CO₂ che una persona comune produrrebbe in 112 anni (fonte: iconaclima.it)
Il futuro del mondo dipenderà dalle scelte di pochi, ma anche dalla crescente consapevolezza collettiva. Se i cittadini e i leader sapranno cogliere i segnali del cambiamento, adottando politiche responsabili e consumi più consapevoli, potranno contribuire a costruire un sistema più equo e sostenibile per tutti.