Affrontare il bullismo insieme, un dialogo aperto con i giovani
Il linguaggio d’odio online legato allo sport è un fenomeno in aumento, caratterizzato soprattutto da aggressioni verbali. L’urgenza di mobilitarsi collettivamente contro i discorsi d’odio online emerge ancor più dopo la diffusione dei dati della seconda edizione del Barometro dell’Odio nello sport, ricerca realizzata dal Centro CODER dell’Università di Torino. Questo studio, che segue una prima edizione condotta nel 2019, ha monitorato per tre mesi le pagine social delle principali testate sportive italiane: Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport, Sky Sport e Sport Mediaset. Secondo la ricerca di CODER (unito), sulle pagine facebook delle 5 principali testate sportive nazionali 3 post su 4 utilizzano un linguaggio volgare, aggressività verbale, aggressività fisica e forme di discriminazione. La ricerca si svolge nell’ambito del progetto Odiare non è uno sport sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo (CVCS), con una fitta rete di partner su tutto il territorio nazionale, tra i quali LVIA. Il progetto ha messo al centro i giovani, puntando su un’approfondita formazione per fornire strumenti efficaci contro l’hate speech online in ambito sportivo.
Attivisti digitali anti-odio
All’interno del progetto sono state costituite 11 squadre territoriali di attivisti digitali anti-odio, composte da studenti e giovani che hanno condotto azioni di contrasto all’hate speech online in ambito sportivo. LVIA ha coordinato una di queste squadre composta da 21 giovani attivisti digitali, studenti e studentesse del liceo sportivo Primo Levi di Torino, di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Dopo una formazione approfondita, hanno lavorato per intercettare e contrastare sulle piattaforme più utilizzate dai giovani forme di linguaggio volgare, discriminazione e violenza online legate allo sport, proponendo reazioni e risposte dissuasive secondo un modello elaborato da un team di esperti dell’Università di Trieste – Dipartimento di Scienze della vita e volto a smorzare il vortice dell’hate speech, e allenandosi con un software elaborato per il progetto da Informatici senza frontiere. A dicembre è stata poi premiata la squadra più attiva composta dai ragazzi del Liceo delle Scienze Umane dell’Istituto Mattei a San Lazzaro di Savena (Bologna), guidati dall’associazione Amici dei Popoli.
Confrontarsi e condividere per non isolarsi
A partire da novembre, gli operatori LVIA di Odiare non è uno sport, sono stati invitati dal Cinema Agnelli di Torino per facilitare un momento di dibattito e riflessione alla fine di alcune proiezioni per le scuole del film Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri, che racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena, un adolescente vittima di bullismo e cyberbullismo, culminata tragicamente nel suo suicidio nel 2012.
Michela Rinaldi, operatrice di LVIA, racconta:
“Alla fine della proiezione abbiamo proposto un’attività coinvolgente pensata per un ampio gruppo di studenti, utilizzando una piattaforma online: tramite un QR code, i ragazzi potevano rispondere in forma anonima a una serie di domande sul bullismo e condividere riflessioni sul film appena visto. L’anonimato ha giocato un ruolo fondamentale, permettendo ai ragazzi di esprimersi liberamente. I dati emersi, tra cui le percentuali di chi si è dichiarato vittima o testimone di bullismo, hanno confermato le statistiche note sul fenomeno, offrendo uno spunto di riflessione molto interessante. Il tema è stato preso con serietà e ha portato alla luce molte considerazioni rilevanti.”
Il dialogo è poi proseguito con una discussione sulla definizione di bullismo e sull’importanza di riconoscere la dinamica rappresentata dalla piramide dell’odio, un modello che illustra come pregiudizi e atteggiamenti discriminatori possono gradualmente evolvere in violenza attraverso livelli crescenti di ostilità.
Un aspetto che ha colpito particolarmente è stato il concetto di solitudine, una parola chiave emersa durante le riflessioni collettive. Ci siamo soffermati su questo, sottolineando l’importanza di non isolarsi e indicando alcuni enti a cui rivolgersi in caso di bisogno. Questa attività ci ha permesso di allargare il dialogo sui temi del bullismo a circa 90 insegnanti e quasi 1.500 studenti.
Per maggiori informazioni sul progetto https://www.odiarenoneunosport.it/
Il progetto Odiare non è uno Sport è sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, Aspem. CeLIM, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo), gli enti di promozione sportiva CSI e Libertas, Informatici senza Frontiere e Impactskills srl per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e due Atenei (UniTo e UniTs) per la realizzazione della ricerca e la supervisione scientifica