Il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione indetta ogni anno dalle Nazioni Unite per richiamare all’impegno individuale e collettivo nel fronteggiare le cause della fame nel mondo. Il tema di quest’anno è “FAME ZERO”, richiamando l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 2 che la comunità internazionale si è impegnata a raggiungere entro il 2030 sottoscrivendo l’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’associazione LVIA (www.lvia.it) diffonde il web-documentario realizzato tra i contadini del Burundi “ISI IDUTUNZE: La Terra che dona la vita. Racconti dal Burundi”. Infatti, comespiega Alessandro Bobba, presidente LVIA: «Quando si parla di fame, di malnutrizione e di accesso al cibo ognuno di noi non può che adottare uno sguardo globale e attento a ciò che accade non solo sul nostro territorio ma anche al di là del Mediterraneo, nei luoghi di emigrazione. Per questo proponiamo ai nostri amici, sostenitori e a tutti coloro che incontreremo, di volgere uno sguardo agli agricoltori africani, in Burundi, e sostenere il loro impegno con LVIA per la sicurezza alimentare migliorando le tecniche agricole, l’adattamento ai cambiamenti climatici e l’organizzazione economico-gestionale in modo da porre le basi per una migliore economia rurale. Ad oggi, in Burundi già 4.500 contadini e le loro famiglie hanno raggiunto migliori condizioni di vita e possono fare almeno un pasto, tutti i giorni, con del cibo nutriente, vario e rispettoso dell’ambiente circostante». Il diritto al cibo ha tante sfaccettature e in Burundi implica anche favorire dinamiche di coesione sociale tra le diverse etnie, Hutu e Tutsi, che possono adoperarsi insieme per il raggiungimento della sicurezza alimentare.
Il Rapporto ONU 2018 sullo stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel mondo denuncia che 821 milioni di persone soffrono la fame e oltre150 milioni di bambini hanno ritardi nella crescita.Dopo anni di progressi, la fame e la malnutrizione stanno tornando a crescere. La situazione è ingiusta e paradossale: in un mondo che produce abbastanza cibo per tutti, 1 persona su 9 soffre di fame, mentre 1,9 miliardi di persone sono sovrappeso, tra cui 600 milioni di obesi. Situazione che impone una riflessione sull’iniqua distribuzione di cibo, sia tra nord e sud del mondo, che anche tra regioni dello stesso “mondo ricco” dove non tutti hanno uguale accesso a cibo fresco e sano.
Il Rapporto rileva che la variabilità del clima, che condiziona pesantemente l’andamento delle stagioni agricole e gli eventi climatici estremi come siccità e alluvioni, sono tra i fattori chiave dell’aumento della fame, insieme ai conflitti, alle crisi economiche ed alle disuguaglianze. Questo non può non incidere sulle migrazioni e sulla vita di persone che si spostano, per sopravvivere, in altre regioni del proprio paese, verso gli stati confinanti e verso altri continenti.
Le analisi del rapporto mostrano che le persone sottonutrite vivono soprattutto nei paesi altamente esposti ad eventi climatici estremi e dove la vita dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni e alla variabilità delle temperature. Come accade, ad esempio, in molti paesi dell’Africa Subsahariana.
Il rapporto ONU richiede l’attuazione di diversi interventi in cui tutti, persone, aziende, governi, hanno il potere di contribuire ad un’inversione di tendenza. LVIA fa la sua parte e invita i cittadini a partecipare, perché il cibo sia un effettivo diritto di tutti, verso il raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero.
Guarda come opera la LVIA con i contadini in Burundi nel webdoc “ISI IDUTUNZE: La Terra che dona la vita. Racconti dal Burundi”
Puoi collaborare alle attività LVIA in Burundi con una donazione intestata a: ASSOCIAZIONE L.V.I.A. LAY VOLUNTEERS INTERNATIONAL ASSOCIATION – IBAN IT98U0501801000000011064284
Cosa puoi sostenere e come: www.lvia-regalosolidale.com/burundi
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Il web-documentario“ISI IDUTUNZE: La Terra che dona la vita. Racconti dal Burundi” racconta i progetti LVIA con le famiglie contadine nella terra dei Grandi Laghi: un web-documentario interattivo per entrare nella quotidianità dei produttori agricoli di questo Paese e capire come il progetto sta cambiando le loro vite. Racconti, testimonianze e interviste a contadini, istituzioni, centri di servizi rurali e comunità delle province di Ruyigi e Rutana.
La superficie disponibile per le coltivazioni è poca: il Burundi è uno dei Paesi africani più densamente popolati e con un alto tasso di crescita della popolazione; fattori che, combinati con la scarsità di terra e la povertà, contribuiscono alla diffusa insicurezza alimentare. A peggiorare le condizioni di vita della popolazione c’è lo spettro del conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, spesso fomentato e strumentalizzato a fini politici. Un Paese contraddittorio il Burundi che, se da un lato è “accogliente” – ospita infatti più di 60mila rifugiati soprattutto congolesi – dall’altro sono 360mila i burundesi fuggiti nei Paesi confinanti – la maggior parte accolti dalla Tanzania (dati UNHCR, 2016) – in conseguenza della crisi politica e sociale scoppiata nel 2015 a causa del conferimento del terzo mandato al presidente Pierre Nkurunziza, in violazione della costituzione e degli accordi di pace di Arusha. Da allora, il Paese vive uno stato di tensione che non può non riportare alla memoria le sofferenze ai tempi dell’IKIZA – “la catastrofe”, che in lingua kirundi identifica gli eventi conflittuali del ’93.
Cosa può quindi realizzare e significare la cooperazione internazionale in un contesto critico come il Burundi?“ISI IDUTUNZE”, il titolo del progetto in kirundi, significa “La terra che ci dona la vita” e come spiega Oscar Niyonzima, burundese, agronomo di LVIA: «Il principio su cui si basano le attività è “Insieme è meglio”, cioè è più vantaggioso aggregare le produzioni, ad esempio per una presenza più forte sul mercato, piuttosto che fare tutta da sé. Questa attitudine non è scontata oggi nel Paese, dove le crisi politiche e sociali scoraggiano la fiducia nel “mettersi insieme”. Nelle nostre attività sul campo vediamo che le comunità sono di etnie e idee politiche diverse ma il desiderio di sviluppo le accomuna. Allora, l’impatto del progetto va oltre la costruzione di infrastrutture, le formazioni…e diventa un terreno d’intesa comune per costruire sviluppo, minimizzando le tendenze divisorie nella società. Le persone incontrano le comunità delle altre colline, scambiano le proprie esperienze, Hutu e Tutsi, insieme, si riconoscono in un’unica forma di organizzazione ed in un obiettivo per il benessere comune».
Maggiori informazioni sulle attività di LVIA in Burundi:
Mostra con testimonianze dei produttori: https://drive.google.com/file/d/11Rbi0dFZLDnNcB7nLQIK_dFR_hiXYdHd/view
Brochure del progetto: https://drive.google.com/file/d/1VXRwYoPrEGLAJuscDacLtgs4GC0bX6NX/view
foto di Simone Migliaro.
https://www.flickr.com/photos/lviaong/albums/72157686439037283 ; (Agricoltura)
https://www.flickr.com/photos/lviaong/sets/72157688939004275/ (Vita quotidiana)