3milioni di anni fa l’uomo popolava l’Etiopia Orientale: era l’inizio della storia della specie. La valle del fiume Awash, nella regione Afar, è considerata la culla dell’umanità ma oggi si presenta come una savana inaridita e inospitale per gran parte dell’anno.
Il cambiamento climatico mostra più che altrove le sue drammatiche conseguenze, acqua e pascoli scarseggiano e le siccità si ripetono con maggior frequenza negli anni.
Anche se hanno la più piccola impronta ecologica del globo, la fragile esistenza dei pastori nel Corno d’Africa è probabilmente la più minacciata dal cambiamento climatico. Prevalentemente dedito alla pastorizia, per il popolo dell’Afar il bestiame non è soltanto fonte di sopravvivenza ma rappresenta uno status, regola i riti sociali, è la compensazione per un torto subito e la dote per il matrimonio. Qui si dice che i pastori morirebbero piuttosto che vendere i propri animali. Uno stile di vita che però sta perdendo i suoi equilibri. Nel 2015 le piogge in tutto il Corno d’Africa sono state molto al di sotto del livello minimo e con l’arrivo del fenomeno climatico El Niño dall’Oceano Pacifico, la situazione è peggiorata. A maggio 2016 le piogge sono tornate ma la violenza delle precipitazioni ha causato in Afar quasi 8.500 famiglie sfollate.
Le popolazioni dell’Afar stanno pagando le conseguenze della siccità che nel 2015-2016 ha colpito 10 milioni di persone in Etiopia: il più grave evento climatico degli ultimi 30 anni. Lo staff di LVIA a fine aprile 2016 descriveva così la situazione in Afar: «Il livello dei fiumi è diminuito e l’erba nei pascoli è quasi scomparsa. Ci sono decine di migliaia di animali morti, la disponibilità di prodotti animali, come la carne e il latte, alla base dell’alimentazione dei pastori, è quasi ridotta a zero. Questo provoca una situazione di emergenza alimentare per molte famiglie e sta aumentando il numero dei bimbi malnutriti. I prezzi di alimenti base come la farina, e del foraggio per sfamare le mandrie, sono aumentati a causa della scarsa disponibilità sui mercati locali, andando ad impoverire ulteriormente le popolazioni. Quasi 10.000 famiglie, il 3% della popolazione dell’Afar, sono già migrate verso le vicine regioni Amhara, Oromia e Tigray, in cerca d’acqua e pascoli».
In questo difficilissimo contesto, gli interventi di LVIA hanno permesso di realizzare
attività nei settori Acqua e Pastorizia, identificati tra i prioritari dalla Commissione
incaricata di coordinare la risposta alla crisi dal Governo Etiope il quale anch’esso, nell’ultimo anno ha stanziato piu di 400 milioni di dollari per combattere la carestia conseguente alla siccità.
L’obiettivo di LVIA è dare una duplice risposta alla crisi: nell’immediato salvare vite umane, mentre nel lungo periodo la sfida è aumentare le capacità locali di affrontare le future crisi climatiche prima che abbiano effetti catastrofici sulla vita delle popolazioni.
“Insieme alle autorità ed alle comunità locali, abbiamo realizzato infrastrutture idriche e sanitarie privilegiando la costruzione di pozzi con tecnologie a basso impatto ambientale, facilmente gestibili e riparabili in caso di guasti. Abbiamo rafforzato attività economiche come la pastorizia, alla base dell’economia locale. Abbiamo aiutato molte famiglie a ricostituire il proprio gregge. Si tratta di azioni puntuali ma essenziali per risollevare persone così fortemente provate”. Staff LVIA
Secondo un documento congiunto del Governo etiope e delle Agenzie di aiuto umanitario, è necessario ancora 1 miliardo di dollari per affrontare le conseguenze della siccità del 2015. LVIA continua ad essere sul posto con nuove attività.
LVIA ha iniziato la sua presenza nella regione dell’Afar a fine 2014, per rispondere alla durissima siccità in corso.
L’intervento si è focalizzato in cinque unità amministrative (chiamate “Woreda”) per aiutare le comunità pastorali ad essere più forti nell’affrontare le siccità, sia fornendo servizi (idrici, pastorali ecc.) che rafforzando le capacità.
DAL 2015 AL 2017:
• Interventi IDRICI E SANITARI per 86.000 persone
• Interventi AGRO-PASTORALI per 87.000 persone
• Interventi di EMERGENZA per 132.000 persone
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