di Eva Michieletto
Nella fascia saheliana del Nord del Mali, le condizioni di vita sono molto dure a causa della carenza d’acqua (e alla cattiva qualità della stessa), del progressivo inaridimento del terreno, delle condizioni climatiche sfavorevoli, dell’instabilità politica, delle infrastrutture poco sviluppate e dei servizi scarsi e difficilmente accessibili. Tuttavia non mancano le idee, la volontà e l’iniziativa per uscire dall’incertezza: esistono numerose associazioni di allevatori, artigiani, agricoltori che nonostante le difficoltà cercano di sostenere l’economia dei propri villaggi. Numerosi sono i problemi incontrati dalle associazioni, spesso legati all’insufficienza di infrastrutture, all’utilizzo di tecniche e metodi produttivi non sempre adeguati, all’insufficienza di risorse economiche interne e alle difficoltà di accesso al credito. È necessario che le organizzazioni di base si strutturino e si rafforzino per far fronte ai numerosi problemi che il loro settore di intervento incontra. Il progetto realizzato da LVIA con la collaborazione con l’ONG maliana Tassaght e con un finanziamento del Ministero Affari Esteri, ha tra gli obiettivi principali il sostegno di 31 organizzazioni di base attraverso:
- corsi tecnici (marketing, nuove tecniche manifatturiere, gestione dei crediti, gestione delle tecniche produttive);
- creazione di un fondo di credito per artigiani e pastori
- appoggio alla formazione,
- divulgazione (visite, dimostrazioni)
- supporto rete di contatti con centri rurali e urbani
Le visite di scambio, attività del settore socio-economico del progetto sopra citato, fanno parte della strategia di supporto alle piccole organizzazioni di base: mettere le piccole associazioni in contatto tra loro per creare una rete integrata di produzione e rafforzare le capacità organizzative, di produzione e di vendita. Gli atelier si inseriscono in una complessa strategia di supporto alle organizzazioni di base per dare loro formazione tecnica e gestionale, potere decisionale e capacità di autogoverno, in un’ottica di buona gestione e sostenibilità. Per chi vive in piccoli villaggi nel Sahel, lontani dalle città e dalle strade asfaltate, gli spostamenti non sono facili né scontati: LVIA e l’ONG partner, Tassaght, hanno svolto un ruolo molto importante dal punto di vista logistico e organizzativo: attraverso la promozione di atelier hanno portato un grande contributo all’incontro-scambio tra piccole organizzazioni. Raggiungere tutti i villaggi dove vivono i rappresentanti delle diverse associazioni e trasportarli alla sede dell’atelier, è stato il primo elemento che ha permesso la partecipazione di tutte le organizzazioni.
I lavori sono iniziati con la presentazione di ogni organizzazione: come sono sorte, quali sono le loro attività ed obiettivi, i problemi incontrati, le prospettive. Si è potuto notare che molti elementi sono condivisi dalle associazioni e questo ha avviato la ricerca si soluzioni comuni alle medesime criticità. Molto importante inoltre è stato l’avvio della creazione di una rete tra le diverse associazioni, che possono lavorare in sinergia ed integrarsi soprattutto quando svolgono attività simili o appartenenti alla stessa filiera. Gli atelier si sono svolti tra il 21 ed il 29 dicembre in quattro diverse zone, due situate nel Gouma (Oussadja e Doreye) e due situate nell’Haoussa (Amadane e Banikondé).
Atelier di scambio a Doreye
L’atelier svolto a Doreye, dal 21 al 24 dicembre, ha visto la partecipazione delle rappresentanti di 5 associazioni femminili che svolgono prevalentemente attività di ingrasso di bestiame, lavorazione dei sottoprodotti animali (latte e cuoio), piccolo commercio, artigianato e banche di cereali. Questa è stata l’occasione per la maggior parte delle donne di uscire dal proprio villaggio senza essere accompagnate da membri della propria famiglia per svolgere un’attività legata all’appartenenza all’associazione. Fati e Tabital, rappresentanti dell’associazione Tidawt, hanno espresso il loro entusiasmo dicendo che il semplice fatto di essersi allontanate dal villaggio per tre giornate intere costituiva una vera e propria rivoluzione. Per comprendere questa affermazione bisogna ricordare che oltre alla distanza geografica e alle difficili condizioni di trasporto, numerose barriere culturali e sociali fanno sì che le occasioni di incontro siano rare e difficili da gestire. Nella zona di Doreye sono presenti molte famiglie nobili, di marabut, in cui le donne hanno carisma e potere decisionale ma non la possibilità di spostarsi. L’appartenenza ai vertici della piramide sociale o comunque a famiglie importanti spesso determina un senso di superiorità nei confronti delle persone meno agiate, che si sommano ai problemi di diffidenza e agli attriti tra le differenti popolazioni. Ciò ovviamente impedisce un vero dialogo: ovunque la presenza di una gerarchia fa sì che siano quasi sempre le persone più influenti ad esprimersi liberamente e a determinare l’esito delle attività. Durante l’atelier, uno dei compiti principali degli animatori è stato cercare di smussare queste tendenze; nonostante questa premessa tutte le donne hanno avuto la possibilità di esprimersi e di portare l’esperienza della propria associazione attraverso interventi, sketch, proposte di attività. L’atelier è iniziato con la presentazione di ogni associazione, in seguito è stata promossa l’identificazione da un lato dei punti di forza e delle opportunità, dall’altro delle criticità e dei rischi legati alle attività svolte. Le donne hanno definito con chiarezza quali sono le proprie priorità e si sono scambiate consigli ed opinioni, incoraggiate dalle equipe di LVIA e Tassaght. Molti problemi sono comuni a tutte le associazioni, questo ha creato un clima di solidarietà e ha dato impulso alla ricerca di rimedi e azioni concrete; tutte le associazioni inoltre realizzano lavori artigianali (spesso come attività secondaria) e l’atelier è stata una preziosa occasione per condividere le tecniche di realizzazione di tende in pelle, di decorazioni per la casa e di bigiotteria. Molto importante è stata la presenza dei tecnici esperti di salute animale e banche di cereali, che hanno dato preziosi consigli e hanno messo la propria esperienza e le proprie conoscenze a disposizione delle partecipanti: ciò ha riscosso un grande entusiasmo e ha fornito preziosi suggerimenti alle donne.
Atelier di scambio a Oussadja
L’atelier di Oussadja, svoltosi tra il 26 e il 29 dicembre 2008 ha visto la partecipazione di dieci associazioni per la maggior parte maschili o miste, ad eccezione di Warbad Inibad, esclusivamente femminileLe organizzazioni svolgono come attività principale la gestione di banche di cereali, l’ingrasso animale, il commercio di bestiame, la vendita di prodotti veterinari. Anche in questa occasione la presentazione di ogni associazione è divenuta il punto di partenza per fare conoscenza e per avviare lo scambio. Come per negli altri atelier, gli animatori hanno proposto numerose attività come discussioni, incontri di formazione, sketch e dibattiti per approfittare al massimo dello scambio e del tempo che le associazioni, normalmente molto lontane geograficamente, hanno potuto trascorrere insieme. La questione della salute animale è stata al centro dell’attenzione durante gran parte dello scambio e l’intervento del tecnico veterinario è stato accolto con enorme interesse ed attenzione: non a caso Oussadja si colloca in una zona abitata per la maggior parte dall’etnia tamacheq, che svolge prettamente attività di allevamento di bestiame. La scarsità d’acqua e vegetazione durante la maggior parte dell’anno, la lontananza dalle vie di comunicazione e la tradizione infatti impediscono l’avvio di nuove attività. Gli animali sono allo stesso tempo mezzo di trasporto, capitale, status symbol, cibo, pellame per l’artigianato e le tende; è naturale quindi che abbiano grande considerazione in seno alla società e che la loro salute sia oggetto di interesse e preoccupazione. Kola, il tecnico veterinario, ha fornito preziosi suggerimenti per l’identificazione delle malattie, la loro prevenzione e possibilità di cura. Si è appreso dagli allevatori che alcune malattie sono molto diffuse e gli animali malati vengono macellati e consumati ugualmente dalla popolazione, pur di non sprecare la preziosa risorsa: ciò comporta conseguenze negative per la popolazione e la prevenzione di tali malattie è un’esigenza da non trascurare. Durante tutto l’atelier è stata sottolineata l’importanza della condivisione dei saperi sia all’interno delle singole associazioni, che tra organizzazioni differenti; inoltre sono state riviste alcune nozioni di gestione, marketing e commercializzazione, argomenti già toccati durante le precedenti visite di LVIA e Tassaght. Alla fine dell’atelier i rappresentanti delle associazioni si sono scambiati i reciproci recapiti per restare in contatto in vista di una concreta collaborazione.
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