Italia -Don Aldo Benevelli fonda a Cuneo il primo gruppo LVIA
una comunità di giovani da cui partiranno i primi volontari laici per l’Africa
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L’eoliana, una pompa eolica che riesce ad estrarre l’acqua a grandi profondità. Per molti anni sono state il simbolo di LVIA.
1966- Volontari e volontarie in partenza per l’Africa insieme a Don Aldo (in basso al centro)
“LVIA è stata la più grande realizzazione di don Aldo. Tante sue iniziative si sono esaurite, ma LVIA, nata quasi sessant’anni fa, continua a crescere adattandosi al cambiare dei tempi. L’Associazione è nata da un gruppo di giovani attorno a un prete negli anni della ripresa economica, dopo la guerra e la Resistenza. Le idee di libertà, giustizia, aiuto agli ultimi, erano ben impresse nei loro cuori. In don Aldo avevano trovato la persona giusta: aveva il dono di saper ascoltare, capiva le loro aspirazioni e diceva loro parole nuove e antiche che portava con sé da tutta la vita! Nel 1964, in risposta a una richiesta che alcune diocesi francesi fecero al Vescovo di Cuneo, don Aldo e i giovani iniziarono a compiere viaggi in Francia al fine di instaurare relazioni di amicizia con i connazionali espatriati.
Secondo don Aldo LVIA è nata da questo servizio volontario agli altri. Nello stesso periodo era tornato in Italia un missionario cuneese, Andrea Botta che aveva presentato a don Aldo e al suo gruppo i problemi della missione in Kenya, nella Regione del Meru. Andare in Kenya non fu una decisione improvvisa, ma maturata da discussioni e approfondimenti. Così nel 1966 fu fondata LVIA, un’associazione con una “Carta statutaria”, ma non ancora con un Atto costitutivo formale che ci sarà solo nel 1970.
Nel 1967 partì per il Kenya la prima volontaria, Rosanna Cayre. Ho sempre ammirato il suo coraggio: partire da sola, in un Paese sconosciuto, così diverso dai nostri, con persone che non conosceva. Che cosa la spingeva? Sicuramente la fede e un grande amore per gli ultimi. La seguirono poi altri volontari: Giorgetta, Marilena, Terry, Germano… e tanti altri di cui non ricordo il nome.
C’era però un problema: le disponibilità economiche. La LVIA era nata senza fondi. Allora don Aldo, i suoi ragazzi e tutte le persone che condividevano le sue idee, cominciarono a “seminare”: incontri, scritti, viaggi continui per parlare con i “Gruppi di Appoggio” che si erano creati, con le parrocchie da cui provenivano i volontari. Un lavoro capillare che don Aldo ha sempre continuato. E, come diceva lui, la Provvidenza ci mise la mano.
Nel 1967 nasce il “Notiziario Volontari”. Il primo e secondo numero erano scritti con una vecchia Olivetti dell’ufficio, regalata da chissà chi, con i tasti consumati. Dal terzo numero, si notava il grande progresso di LVIA, era stampato in tipografia e raccontava le partenze dei volontari per il Burundi e l’Etiopia. A Cibitoke, tra questi, c’era Tonio, un agricoltore cuneese e, diretti in Etiopia, i coniugi Simonini, Gigi e Rosanna. Nel 1969 LVIA opera in Alto Volta, Togo, Dahomey, Burundi, Kenya, Etiopia e si prepara a partire per Haiti e Senegal. Nella cerimonia della partenza don Aldo consegnava al neo-volontario un anello d’argento con la scritta “Ut non perdam”: frase del Vangelo che significa: “Affinché tu non perda tutte le doti che Dio ti ha dato”. Tutti i volontari sono sempre stati fieri del loro anello. I più anziani lo portano ancora al dito e io li guardo con malinconia, non avendolo mai avuto. Don Aldo mi diceva giustamente: «Tu non sei una volontaria, tu hai uno stipendio». Era vero.”
Questi sono stati i primi anni della LVIA, come li ricordo io. Un ricordo bellissimo che ha segnato tutta la mia vita.
Graziella Galfrè