Il Ciclone Gombe in Mozambico è il volto della crisi climatica

La crisi climatica porta l’ennesimo ciclone in Mozambico, non estraneo ad eventi naturali estremi, provocando disastri, insicurezza idrica, alimentare e migliaia di sfollati. Le condizioni nell’Oceano Indiano sono infatti favorevoli alla formazione di tempeste tropicali e, in media, il paese è interessato da 1,6 cicloni ad ogni stagione. Nel 2022 ce ne sono già stati tre, con la possibilità che ne arrivino altri, segnalando una stagione più attiva del solito.

Il Ciclone Gombe dello scorso marzo è l’ultimo di numerosi fenomeni naturali avversi, e ha colpito gravemente la provincia di Nampula e Zambezia; in misura minore quelle di Niassa, Cabo Delgado e Tete. Già a gennaio, il paese era stato colpito dalla tempesta tropicale Ana, che aveva provocato lo sfollamento di circa 45.000 persone, distruggendo più di 2.000 case.

Ad oggi, le persone colpite da Gombe sono state oltre 488.000, con 23.400 sfollati. Si contano inoltre 61 vittime e 82 persone rimaste ferite. Sebbene il ciclone abbia perso intensità, questi numeri sono destinati ad aumentare. In molte zone, oltre  alla mancanza di elettricità e comunicazione, sono stati riportati danni a pozzi e strutture idriche con la conseguente contaminazione dei bacini acquiferi.

Gli effetti devastanti nel paese

Dietro di sé, il ciclone ha lasciato disagi e devastazione nelle città, rendendo i soccorsi più difficili da attuare e le persone in condizioni di estenuante vulnerabilità. Oltre alla mancanza di elettricità e comunicazioni, almeno mille chilometri di strada sono stati distrutti e allagati, tagliando fuori diverse comunità dalla possibilità di richiedere assistenza umanitaria in autonomia. In alcuni casi, le vie aeree sono l’unico modo per raggiungere le zone colpite, diminuendo però la prontezza e innalzando il costo dei soccorsi.

L’insicurezza alimentare è destinata inoltre ad esacerbarsi nelle province che hanno subito più danni. L’80% della forza lavoro del paese è impiegata nell’agricoltura, che è la principale fonte di reddito e di cibo per la maggioranza della popolazione rurale. Le sole Nampula e Zambezia, le più colpite, rappresentano il 40% della produzione agricola e, dato l’impatto delle tempeste, il governo mozambicano prevede una carenza di cibo nei prossimi mesi.

Altrettanto disastrosa è la condizione dei servizi sanitari. Al 22 marzo 2022, sono rimaste danneggiate o distrutte almeno 69 strutture e a causa delle acque stagnanti e dei rifugi affollati, già durante le precedenti tempeste si sono verificati focolai di diarrea, malaria e COVID-19, uno scenario destinato a ripetersi anche questa volta.

L’incidenza di malattie endemiche, come malaria, tubercolosi e HIV, e la scarsa presenza di personale medico in Mozambico (5,1 medici e 25 infermieri ogni 100.000 abitanti, valore di molto inferiore alla raccomandazione dell’OMS di 250 ogni 100.000 abitanti), sono eloquenti nel rappresentare la portata della gravità della situazione e di come gli effetti della crisi climatica siano già tangibili.

I disastri provocati dal Ciclone Gombe

LVIA in Mozambico

LVIA lavora da anni nella Provincia di Nampula e Capo Delgado per venire incontro ai bisogni umanitari, e rafforzare la resilienza delle famiglie più vulnerabili tra gli sfollati e le comunità ospitanti colpite da eventi climatici estremi. I progetti riguardano principalmente i settori più fragili, ossia il settore idrico-sanitario e quello alimentare. Per quanto riguarda la sicurezza idrica e sanitaria, l’azione si concentra sull’incremento e la riqualificazione delle latrine, oltre al ripristino dei sistemi idrici nei centri di salute. Per far fronte alla malnutrizione cronica, invece, LVIA opera, da un lato, per aumentare l’accesso alle fonti idriche per irrigare i campi, dall’altro, per promuovere la formazione tecnica dei produttori e la diffusione di pratiche adeguate di alimentazione.

È possibile sostenere i progetti con una donazione su www.dona.lvia.it

 

Sfollati a Nacala