Il futuro del riso di mangrovia passa dalla Guinea Bissau

A fine maggio, una delegazione di LVIA, guidata dal presidente Alberto Valmaggia, si è recata a Bissau per partecipare alla conferenza internazionale sulla risicoltura di mangrovia – evento conclusivo del progetto Ianda Guiné! Arrus, coordinato da LVIA e finanziato dall’Unione Europea. Per sei anni il progetto ha lavorato per rafforzare la filiera agroalimentare legata al riso di mangrovia, un sistema agricolo tradizionale e al tempo stesso strategico per la sicurezza alimentare nella regione.

La conferenza ha riunito oltre 150 partecipanti, inclusi 25 delegati internazionali provenienti da sei Paesi dell’Africa Occidentale, diventando così un’occasione unica di confronto e scambio tra agricoltori, ricercatori, istituzioni e società civile sulle molte forme che l’agricoltura di mangrovia assume in contesti ambientali e istituzionali diversi lungo i 550 km che in linea d’aria collegano la Casamance in Senegal, le due Guinee e il Nord della Sierra Leone.

Scambio di pratiche tra i risicoltori durante la conferenza

L’incontro è stato fonte di ispirazione per la nascita di un vero e proprio movimento dei Popoli di mangrovia, impegnato nella tutela e valorizzazione di un sistema agroecologico unico, aperto tra terra e mare. Al centro, oltre 100.000 famiglie che su circa 250.000 ettari lavorano per garantire la propria sicurezza alimentare e rafforzare sistemi alimentari locali e sostenibili. Una visione regionale capace di superare barriere linguistiche e politiche, mettendo al centro la biodiversità, i saperi e le conoscenze delle comunità locali.

Gestione dell’acqua e adattamento climatico

La prima giornata della conferenza è stata dedicata alla visita di Encheia, una zona umida lungo il fiume Mansoa con terreni paludosi, dove sorgono le risaie coinvolte nel progetto. L’area è particolarmente vulnerabile alle inondazioni causate dai cambiamenti climatici e dall’innalzamento del mare. Per questo uno degli interventi principali ha riguardato la sistemazione delle infrastrutture idrauliche e agricole – come dighe, strade rurali e canali – con l’obiettivo di migliorare la gestione dell’acqua tenendo conto degli effetti attesi del cambiamento climatico da qui al 2100, secondo le proiezioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).

Se oltre 20 km di piste rurali sono stati realizzati con movimento terra meccanizzato e se ponti e alcune dighe sono opere complesse in cemento armato realizzate da imprese edili, va evidenziato come le dighe di cintura in terra siano state rialzate a mano. Ciò è stato possibile solo alla peculiare organizzazione socio-fondiaria della popolazione, principalmente di etnia Balanta, in cui l’uso della terra e la gestione delle risorse sono regolate a livello assembleare.

Un risicoltore di etnia Balanta

Uno dei produttori di riso nella regione di Encheia, Jorge Insato Infè, ha sottolineato come le opere e le infrastrutture realizzate hanno portato benefici che vanno ben oltre l’ambito tecnico del progetto: “Le strade e i ponti non servono solo a raggiungere i campi di riso anche durante la stagione delle piogge. Ora possiamo raggiungere le scuole e i centri di salute. Spostarsi è diventato più semplice e più sicuro.

A sx: Jorge Insato Infè con altri produttori di riso di mangrovia di Encheia

Attraverso le testimonianze dei produttori e delle produttrici di riso è emerso chiaramente come il lavoro svolto abbia portato miglioramenti concreti nella vita quotidiana delle comunità locali.

La difficoltà che avevamo prima è che se le macchine che avevamo non funzionavano, si doveva riportare il riso a casa, cercare un bastone e con forza pilarlo a mano, facendosi anche male alle mani. Una parte viene bene, mentre altri chicchi si rompono o finiscono per terra e si spreca molto riso. Adesso mettiamo i chicchi nella macchina (del progetto Ianda Guiné) e questo lavoro viene fatto rapidamente. Prima era davvero faticoso pilare il riso. Vediamo la differenza che c’è, il cambiamento. Adesso non ci stanchiamo più come prima.

Sabado Infande – produttrice di riso ad Encheia

Ianda Guiné! Arrus ha permesso di creare un contesto favorevole all’introduzione di innovazioni lungo l’intera filiera, grazie a un lavoro costante di dialogo e collaborazione. Un cambiamento duraturo può realizzarsi solo quando è frutto di un processo collettivo e condiviso, che coinvolge l’intero tessuto sociale, economico e istituzionale. Ed è proprio in questa direzione che il progetto ha scelto di muoversi.

Esther Samper, coordinatrice del progetto, continuava ad esprimere con orgoglio e gratitudine il percorso fatto: “È stata un’esperienza unica, multiculturale, multidisciplinare, che sono certa porteremo sempre con noi. La squadra è stata instancabile, capace di affrontare sfide complesse e superare le aspettative. Abbiamo imparato moltissimo: insieme ai produttori e alle istituzioni, abbiamo costruito un percorso condiviso che ha contribuito a migliorare concretamente le prospettive di vita di tante famiglie.”

Da sx: Italo Rizzi, Direttore Strategico LVIA; Rui Duarte Barros, Primo Ministro della Guinea Bissau; Esther Samper, Coordinatrice del progetto; Alberto Valmaggia, Presidente LVIA