Il Covid-19 non ferma il progetto di lotta alla malnutrizione infantile in Burkina Faso

Il progetto di Lotta alla malnutrizione cronica infantile nella Regione del Centro Ovest del Burkina Faso giungerà alla sua conclusione il 31/07/2021 a tre anni dalla sua partenza. Nonostante la presenza nel paese della pandemia di Covid-19, è stato possibile svolgere tutte le attività previste dal progetto, sebbene alcuni interventi abbiano subito dei rallentamenti (ad esempio gli incontri di sensibilizzazione con le autorità e i leader locali). Ad oggi la pandemia rimane un problema attuale per il Burkina Faso, che sta affrontando la sua seconda ondata da dicembre 2020.

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L’intervento, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, vede come capofila la ONG Medicus Mundi Italia e LVIA nel ruolo di partner: entrambe le organizzazioni collaborano da tempo a fianco della Direzione Regionale della Sanità del Centro Ovest.
L’obiettivo del progetto è quello di contribuire al miglioramento dello stato nutrizionale e della salute di bambini e donne nella regione del Centro Ovest del paese.

Nonostante il Burkina Faso, paese tra i più poveri del continente africano, abbia compiuto negli ultimi trent’anni progressi importanti in termini di salute infantile e sia esposto a crisi alimentari sempre più frequenti, la prevalenza della malnutrizione ed il suo impatto sulla mortalità e sullo sviluppo del bambino non hanno ad oggi ricevuto sufficiente attenzione.

  • Il 10% dei bambini nascono sottopeso

  • Il 25% dei bambini soffre di malnutrizione cronica

  • Il 10% dei bambini soffre di malnutrizione acuta

Alla base di queste carenze nutrizionali vi sono l’inadeguatezza delle pratiche di allattamento e dell’alimentazione di complemento e, sul piano sociale, una discriminazione alimentare in cui gli alimenti di origine animale sono riservati al consumo degli uomini o alla vendita. Un ulteriore fattore rilevante è il ruolo subalterno della donna che, dovendo farsi carico del lavoro sia agricolo che domestico, non dispone del tempo necessario per allattare correttamente il bambino e per migliorare la qualità della sua alimentazione.

Il progetto ha quindi due diversi obiettivi:

  1. la formazione del personale sanitario locale, affinché utilizzi e diffonda tra le donne (in particolare quelle incinte e quelle con neonati) le buone pratiche di allattamento e d’alimentazione,
  2. la sensibilizzazione delle autorità locali e dei leader tradizionali e religiosi sull’importanza della buona nutrizione delle donne e dei bambini e sulle cause della malnutrizione.

Alcune delle immagini utilizzate per le formazioni

L’intervento ha luogo in 300 villaggi situati all’interno dei cinque distretti della zona: Leo, Nanoro, Reo, Tenado e Sapouy.
Nello specifico, il progetto che si chiuderà a luglio ha già visto lo svolgimento di attività di educazione e aggiornamento sia per il personale sanitario dei Centri di Salute sia all’interno dei gruppi di apprendimento “donna a donna”, tramite anche la produzione e la distribuzione di materiali di educazione nutrizionale nelle diverse lingue locali: ognuno dei 300 villaggi al termine dell’intervento potrà godere di un’animatrice comunitaria formata sulla lotta alla malnutrizione.

Nei Centri di Salute della regione vengono svolte dimostrazioni culinarie sulla preparazione dei pasti complementari su base settimanale, in occasione delle visite di controllo della crescita dei bambini.

Con l’arrivo della pandemia di Covid-19 tali occasioni sono state utilizzate anche per fornire informazioni sulle misure barriera e sull’utilizzo delle mascherine.

All’interno dei villaggi le sessioni di educazione nutrizionale sono una al mese e sono svolte da 5 associazioni locali sotto la supervisione del personale di progetto. Si tratta di organizzazioni della società civile convenzionate con i distretti sanitari per la realizzazione di attività comunitarie: uno dei punti di forza di queste dimostrazioni è il numero ristretto di partecipanti (15-20 donne), che facilitano un più efficace apprendimento delle buone pratiche igieniche e nutrizionali. Indicativamente in ogni villaggio vengono realizzate due dimostrazioni culinarie “modello” che saranno in seguito replicate mensilmente in routine dalle donne partecipanti ai gruppi di apprendimento, in quali registrano una partecipazione media di più di 15.000 donne al mese.

Per tutte le mamme dei bambini con più di sei mesi che partecipano ai gruppi è inoltre prevista, ad ogni incontro, la misurazione del perimetro brachiale tramite bracciale di Shakir e l’apprendimento alla madre dell’utilizzo di tale metodo di screening, distribuito dagli operatori di LVIA e MMI: i bambini per i quali si rileva uno stato di malnutrizione acuta sono riferiti ai servizi di cura presenti in ogni Centro di Salute.

Gli stessi Centri di Salute sono oggetto dell’intervento: il personale di progetto svolge delle supervisioni trimestrali concernenti le prestazioni di routine che riguardano lo stato nutrizionale dei bambini e delle donne in gravidanza, inoltre si è provveduto a fornire loro attrezzature e materiali. Infine, alcune radio locali sono state utilizzate per trasmettere interviste con il personale di Medicus Mundi e alcuni programmi di pochi minuti sui temi della nutrizione, nelle 4 lingue locali.

Lo sforzo di LVIA e MMI ha l’obiettivo di raggiungere, alla scadenza prefissata, quasi 50.000 donne in gravidanza e circa 58.500 coppie madre-bambino per ogni anno di progetto. Il ruolo di LVIA riguarda maggiormente le attività legate al rapporto con le comunità e la popolazione locale, nello specifico la formazione di personale sanitario e associazioni locali mirata alla preparazione di pappe più nutrienti, igienicamente sicure e varie, a base di ingredienti locali, e la sensibilizzazione delle istituzioni dei leader tradizionali per facilitare l’accesso alle cure e sottolineare la loro importanza. Il personale di Medicus Mundi si è invece dedicato maggiormente alle attività di tipo sanitario, come le supervisioni svolte presso i Centri di Salute e la fornitura di attrezzatura.