di Lia Curcio
Negli ultimi mesi, una terribile ondata di siccità ha colpito il Kenya. Secondo i dati del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, un keniano su dieci ha bisogno di assistenza. L’intervento dell’agenzia dell’ONU nel paese prevede aiuti per 3,8 milioni di persone. La LVIA è presente in Kenya dal 1967. Enrico Gorfer, rappresentante della LVIA a Meru, nella parte nord-orientale del paese, testimonia: «La situazione è drammatica e la siccità si è manifestata in tutta la sua gravità, soprattutto nelle aree ad alto rischio ambientale, come il Tharaka, dove il governo e la diocesi hanno già distribuito aiuti alimentari. In parte, le cause dell’emergenza sono strutturali: mancano le infrastrutture in grado di assicurare l’approvvigionamento idrico per dodici mesi l’anno. L’agricoltura e i pascoli ne risentono e la popolazione è costretta ad abbandonare queste terre sempre più aride. Da qualche giorno sono ricominciate le piogge, ma i primi raccolti non si vedranno che tra qualche mese. Nel frattempo, le persone soffrono la fame».
In queste zone, la LVIA sta portando avanti un progetto per garantire a 15.000 persone la possibilità di avere accesso all’acqua nel proprio villaggio. Le attività prevedono la realizzazione di una rete idrica attraverso il prolungamento di due acquedotti, ma anche la costruzione di serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana e piccoli bacini in grado di raccogliere e riutilizzare l’acqua che scorre a bordo strada durante la stagione delle piogge.
Il progetto, che ha ricevuto un cofinanziamento dell’Unione Europea, vede la collaborazione di due partner locali: il Water Program Coordination Office della Diocesi di Meru, ente che si occupa della gestione delle risorse idriche nella regione, e l’ong locale Resource Project Kenya.
Spiega Enrico Gorfer: «Questi interventi sono finalizzati a portare acqua pulita ad una distanza massima di 1 chilometro dai villaggi di intervento. Con l’acqua, le condizioni di vita migliorano nell’immediato, si possono avviare coltivazioni, il bestiame si può abbeverare, diminuisce la mortalità, soprattutto infantile. Affinché ciò sia possibile, è necessario fornire alle comunità gli strumenti per gestire autonomamente le proprie risorse idriche che, appunto perché scarse, necessitano di una gestione razionale e sostenibile.
Continueremo quindi a lavorare con le comunità locali, su piccola scala perché crediamo che sia importante, oltre l’emergenza, fornire ad ogni villaggio la formazione necessaria all’auto-gestione delle strutture idriche».