Economia circolare in Burundi sulle sponde del lago Tanganica

In Burundi, sulle rive del lago Tanganica, uno dei più antichi e profondi del mondo, la vita di milioni di persone dipende da un ecosistema fragile. Eppure, negli ultimi anni, l’inquinamento lo sta soffocando lentamente. A Bujumbura, meno del 10% dei rifiuti viene raccolto: il resto finisce in discariche improvvisate, bruciato o disperso nella natura. Nelle aree rurali, i rifiuti domestici e agricoli vengono spesso abbandonati all’aperto, mentre la plastica invade mercati, fiumi e spiagge. È un quadro allarmante, ma anche un punto di partenza per cambiare rotta.

Rifiuti sul lago Tanganica

Da questa urgenza nasce ECOCIRC, un progetto finanziato dall’Unione europea e realizzato da LVIA insieme ad AVSI, COPED, BBIN, AHDS e Caritas Uvira. L’obiettivo è ridurre la contaminazione del lago Tanganica attraverso l’economia circolare, dando una seconda vita ai rifiuti in particolare quelli plastici e organici — che sono tra i principali responsabili dell’inquinamento del lago. Il progetto mira a sensibilizzare le autorità affinché adottino politiche che favoriscano l’economia circolare e incoraggino il settore privato a investire nella gestione dei rifiuti, considerandoli una risorsa da valorizzare.

È la prima volta che lavoriamo sul tema dell’economia circolare in Burundi, un paese in cui in passato ci siamo sempre concentrati principalmente sullo sviluppo agricolo e sull’energia solare. L’economia circolare è invece un ambito su cui LVIA ha maturato una solida esperienza in altri paesi, come il Senegal e il Mozambico, grazie a progetti dedicati alla gestione dei rifiuti, alla valorizzazione della plastica e, più in generale, alla promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo. Abbiamo quindi deciso di mettere a frutto questa esperienza anche in Burundi.

Il progetto opera in dieci comuni del Burundi e in due della Repubblica Democratica del Congo. Qui, ECOCIRC lavora su più fronti: promuove il compostaggio e la produzione di biochar per valorizzare gli scarti organici, sostiene l’uso di gassificatori come alternativa al carbone di legna, e rafforza le reti locali per la raccolta e il riciclo dei materiali plastici. Parallelamente, investe nella sensibilizzazione, con club dell’ambiente nelle scuole, campagne radiofoniche, spettacoli teatrali e iniziative di strada che coinvolgono giovani, donne e associazioni comunitarie.

Ma ECOCIRC non si limita a pulire o informare: vuole trasformare i rifiuti in un motore di sviluppo. Attraverso un fondo di sostegno, un laboratorio condiviso e programmi di formazione, il progetto accompagna giovani, artigiani e imprenditrici nella creazione di attività economiche basate sul riuso e sul riciclo. L’obiettivo è chiaro: fare in modo che ciò che oggi inquina possa domani generare reddito e innovazione.

“Nel corso del primo anno di attività, abbiamo fatto molta ricerca e approfondito la conoscenza del contesto locale e della filiera dei rifiuti nella zona a nord del lago Tanganika” continua Andrea Bessone. “Qui si apre un percorso complesso, legato al limitato sviluppo di un settore che soffre sia di una pianificazione carente sia di un quadro legislativo ancora poco applicato. Anche se esistono normative sulla gestione dei rifiuti, la loro effettiva attuazione è molto limitata.

Nel 2025 il progetto ha incontrato diverse sfide — dal conflitto nella vicina Repubblica Democratica del Congo, alle elezioni in Burundi e alla carenza di carburante — che hanno temporaneamente rallentato le attività. Nonostante tutto, il percorso avviato ha posto basi solide per sviluppare un approccio all’economia circolare capace di generare valore e sostenibilità nel tempo.