Descrizione del progetto
La Guinea Bissau è uno dei paesi con il consumo pro-capite di riso più alto al mondo (100-120 KG all’anno a persona). Il riso è l’alimento base della popolazione della Guinea Bissau e la coltivazione del riso è praticata da più di 90.000 piccoli produttori, che con le rispettive famiglie significa circa 600.000 persone (più di un terzo della popolazione). Questa produzione, che un tempo garantiva l’autosufficienza alimentare alla Guinea Bissau e le permetteva anche di esportare riso in Europa, è oggi insufficiente e la Guinea Bissau è obbligata a importare tra le 60 e le 100 mila tonnellate di riso annue (che corrispondono a circa 50 milioni di euro l’anno).
La coltivazione del riso svolge un ruolo fondamentale nella vita e nell’economia della Guinea Bissau e la fragilità della filiera del riso rende la Guinea Bissau un paese molto vulnerabile in termini alimentari. Questa debolezza è strutturale e si manifesta a tutti i livelli.
Il depauperamento delle caratteristiche varietali del riso autoctono, la non manutenzione ed abbandono delle risaie seguito all’esodo rurale con conseguente rottura delle dighe di contenimento dell’acqua marina e perdita di suolo coltivato, l’immissione sul mercato guineense di quantità sempre superiori di “broken rice” e “perfumed rice” asiatico, la destrutturazione del mondo contadino guineense non rappresentato da Organizzazioni Contadine federative minano il complesso sistema ecologico, produttivo e culturale rappresentato dalla risicoltura di mangrovia. L’assenza di una visione, di una competenza e di una politica agricola del Paese (la Guinea Bissau è un Paese fragile): ciò ha portato la Guinea Bissau ad essere destinatario passivo di interventi concepiti per realtà altre (il mondo saheliano in cui erroneamente è stata inclusa). La Guinea Bissau è passata dall’essere un Paese autosufficiente in riso, ed esportatore, a Paese dipendente dalle importazioni: importazioni vincolate dal baratto anacardio-riso, baratto di cui pochi intermediari dettano le condizioni (il 90% delle esportazioni della Guinea Bissau è rappresentato dall’anacardio diretto in India)
Il progetto si pone quindi in continuità con le attività realizzate negli anni passati di sostegno al settore rurale attraverso la promozione di azioni agro-ecologiche ed il rafforzamento dei piccoli produttori risicoli, al fine di garantire la sicurezza alimentare nel paese.
Il progetto NO INCHI BEMBA, che in creolo significa RIEMPIAMO I GRANAI, vuole promuovere la filiera sementiera risicola e rafforzare l’accesso dei produttori risicoli ai servizi di prossimità.
Il progetto prevede interventi in grado di produrre ricadute significative e verificabili sulla riduzione dell’insicurezza alimentare cronica in Guinea Bissau e sullo sviluppo della resilienza della popolazione:
- Promuovere la filiera delle sementi di riso per la crescita e la diversificazione dell’offerta quanti-qualitativa, adeguata alle necessità di mercato. In particolare il progetto intende creare una filiera di sementi controllate che a pieno regime della produzione sia in grado di mettere in circolazione almeno 200 tonnellate di sementi di varietà autoctone selezionate di riso, di modo da poter approvvigionare circa 5.000 ettari di pieno campo. I produttori avranno la possibilità di realizzare una produzione quantitativamente e qualitativamente superiore.
- Garantire ai risicoltori, ai piccoli produttori e alle loro famiglie l’accesso ai servizi di prossimità attraverso il rafforzamento di una rete di Centri di Servizio Rurali (CSR), strutture di prossimità che offrono sia servizi alla produzione risicola (trebbiatura, sbramatura, accesso alle sementi) che servizi generici (servizi accessori quali carpenteria metallica, gestione di gruppo elettrogeno per produzione di elettricità (ricarica telefonini), punto vendita (spaccio), attività ludiche (discoteca), diversificazione della produzione (piccolo allevamento, orticoltura). Il rafforzamento della Piattaforma dei CSR contribuisce a promuovere un’ agricoltura diversificata, un’alimentazione più equilibrata, una filiera corta sostenibile attraverso la stimolazione degli scambi e dei flussi commerciali tra i produttori/consumatori delle differenti aree del Paese.
Obbiettivi ed attività
Il progetto si propone di ridurre l’insicurezza alimentare in Guinea-Bissau e rafforzare la resilienza delle comunità rurali nel Paese.
In particolare, le attività sono volte a promuovere la filiera risicola, così da stabilizzare e aumentare la produzione di riso e a garantire l’accesso dei produttori e delle loro famiglie ai servizi di prossimità nelle Regioni Cacheu, Oio, Bafata, Quinhara, Tombali, Bolama-Bijagos.
I risultati attesi sono:
- La produzione di sementi garantite, controllate e tracciabili di varietà autoctone selezionate, adeguate alle necessità del mercato, è assicurata
- La Piattaforma dei Centri di Servizio Rurale (CSR) è rafforzata ed ampliata a livello amministrativo e finanziario.
Beneficiari
I beneficiari diretti sono la Piattaforma dei CSR, composta da 15 CSR membri e 1.814 soci produttori, il nuovo CSR di Bafata (offerta di servizi per 500 produttori dell’area), almeno 10 risicoltori registrati come agromoltiplicatori professionali, il Centro di Carantaba (Centro pubblico per la produzione sementiera).
I beneficiari indiretti sono 5.000 risicoltori e piccoli produttori e le rispettive famiglie (35.000 persone) che hanno accesso ai servizi di prossimità.
Informazioni progetto
STATO PROGETTO
concluso
DOVE
Guinea Bissau – Regioni Cacheu, Oio, Bafata, Quinhara, Tombali, Bolama-Bijagos.
SETTORE
Agricoltura
FINANZIATORI
progetto realizzato con i fondi dell’Unione Europea e Otto per Mille della Chiesa Valdese (www.ottopermillevaldese.org)
BENEFICIARI DIRETTI
I beneficiari diretti: 15 CSR membri e 1.814 soci produttori, il nuovo CSR di Bafata (offerta di servizi per 500 produttori dell’area), almeno 10 risicoltori registrati come agromoltiplicatori professionali, il Centro di Carantaba (Centro pubblico per la produzione sementiera).
I beneficiari indiretti sono 5.000 risicoltori e piccoli produttori e le rispettive famiglie (35.000 persone) che hanno accesso ai servizi di prossimità.
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