Sguardi dal Kenya: testimonianze dal viaggio di conoscenza LVIA
Il 22 settembre 2025 si è concluso il viaggio di conoscenza in Kenya promosso da LVIA.
Nove partecipanti, accompagnati da Luisa Varetto, già volontaria a Tigania e membro storico dell’associazione, hanno preso parte a un percorso di scoperta e riflessione, volto a comprendere da vicino il lavoro di cooperazione portato avanti da LVIA e da realtà locali impegnate nella promozione della dignità, della salute e dei diritti fondamentali.
Durante le prime giornate, il gruppo ha visitato Saint Martin, centro situato a Nyahururu che lavora per rafforzare la capacità della comunità di prendersi cura delle persone più vulnerabili. Sono seguite tappe presso l’ospedale di Tigania e diverse scuole della zona, luoghi dove è stato possibile osservare come l’impegno condiviso possa migliorare concretamente la qualità della vita.
Uno dei temi centrali emersi è stato quello dell’acqua: un bene che in molti contesti del Kenya resta ancora una conquista, ma che quando disponibile in modo sicuro e accessibile trasforma il quotidiano delle famiglie, permettendo – ad esempio – alle ragazze di frequentare la scuola invece di trascorrere ore a raccoglierla.
Il viaggio è stato anche un’occasione di scambio culturale e umano, arricchita da visite ai parchi naturali del Nakuru, del Meru e al lago Naivasha, dove la bellezza del paesaggio si è intrecciata con la riflessione sul valore della cooperazione e della solidarietà.
Un’esperienza che, come raccontano i partecipanti, non si limita al ricordo ma lascia un segno profondo, spingendo a ripensare il proprio modo di guardare al mondo.
Voci dal viaggio
Per raccontare in modo più diretto quanto vissuto, abbiamo raccolto le testimonianze di Silvia Dadone e Alessia Tallone, due partecipanti che hanno voluto condividere le loro impressioni ed emozioni.
Alessia parla del Kenya come di un luogo che insegna più di quanto ci si possa aspettare.
Le lezioni che il Kenya mi ha impartito sono numerose e stare a conteggiarle matematicamente le sminuirebbe. Ce n’è una però che ho piacere di spartire con chi è solito leggere le mie riflessioni. “È sempre il ricco ad avere bisogno del povero e mai viceversa”. Un’affermazione lapidaria, che non dà adito a fraintendimenti. Un concetto così puro che per noi occidentali è quasi impensabile. Noi che i valori umani li stiamo pian piano accartocciando come carta straccia. Noi che siamo soliti rincorrere il successo, la carriera, l’agiatezza economica. Noi che abbiamo smesso di credere in valori comunitari, diventando man mano sempre più individualisti. Sarei ipocrita se dicessi che è stato tutto facile.
È stato un viaggio tosto, come tosta è la motivazione che spinge da anni la LVIA a lavorare in vari paesi africani. A questa associazione devo tanta gratitudine perchè mi ha mostrato l’Africa per quello che è realmente.
Al termine del suo racconto, Alessia affida un ringraziamento semplice e profondo, espresso nelle parole del luogo che l’ha accolta.
Silvia, invece, descrive il viaggio come un intreccio di incontri e scoperte umane. “Non ho mai ricevuto tante benedizioni, stretto tante mani e scambiato tanti sorrisi sinceri come in Kenya” scrive, ricordando le persone conosciute e la forza con cui affrontano le difficoltà quotidiane.
La fierezza con cui le comunità mostrano ciò che hanno costruito, anche con il sostegno dei progetti LVIA, l’ha profondamente colpita:
“Mi ha disarmato l’orgoglio con cui le persone ci hanno mostrato quello che sono riusciti a costruirsi. Noi, invece, non siamo mai soddisfatti di nulla.”
Tra i momenti più toccanti, Silvia cita la visita alla baraccopoli di Korogocho e alla discarica di Dandora, esperienze che l’hanno segnata e fatta riflettere sulle disuguaglianze globali e sulla forza dei giovani che cercano un futuro migliore.
Oltre il viaggio
Le parole di Alessia e Silvia raccontano con autenticità ciò che un’esperienza di conoscenza e cooperazione può generare: consapevolezza, gratitudine e un rinnovato senso di responsabilità.
Il viaggio in Kenya non è stato soltanto un percorso geografico, ma un cammino interiore, capace di intrecciare sguardi, storie e speranze che continueranno a vivere nelle azioni quotidiane di chi ha partecipato.