In Burkina Faso LVIA continua a promuovere le azioni di lotta alla malnutrizione infantile

Diversi fattori minacciano lo stato nutrizionale dei bambini sotto i cinque anni nell’Africa subsahariana. Questi includono insicurezza alimentare domestica, un’alimentazione materna e infantile insufficiente, abitudini e tradizioni non corrette, ma anche in molti casi conflitti e violenza armata, sfollamento della popolazione, sistemi sanitari fragili, scarso accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari (e quindi alti livelli di malattie come il paludismo e la diarrea) e cronica povertà

In aggiunta a questi fattori, le misure di contenimento messe in atto in risposta alla pandemia COVID-19 hanno portato a interruzioni nella produzione e distribuzione di cibo e nelle catene di approvvigionamento sanitarie e umanitarie, nonché a un rallentamento delle attività economiche. La pandemia ha avuto impatti negativi indiretti sui sistemi alimentari, sul reddito familiare e sulla sicurezza alimentare e sulla fornitura di cure contro la malnutrizione. Ciò rende più difficile per le popolazioni mantenere diete sane e pratiche ottimali di alimentazione di neonati e bambini piccoli e ostacola il loro accesso ai servizi nutrizionali essenziali.

I bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave sono a maggior rischio di complicanze legate al COVID-19“, ha affermato Marie-Pierre Poirier, Direttore regionale dell’UNICEF per l’Africa occidentale e centrale. “Una buona alimentazione per i bambini, fin dai primi giorni, li protegge da malattie e infezioni e sostiene la loro guarigione quando si ammalano. Garantire la continuità dei servizi sanitari e nutrizionali preventivi e salvavita, costruire sistemi di protezione sociale in grado di rispondere agli shock, proteggere i mezzi di sussistenza e sostenere l’accesso delle famiglie all’acqua, all’igiene e al cibo sano sono fondamentali per la sopravvivenza dei bambini e lo sviluppo a lungo termine “.

In Burkina Faso la malnutrizione infantile continua ad essere un grave problema. Nella regione Centro Ovest del Burkina Faso, LVIA è attiva con l’Ong Medicus Mundi Italia e il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in un progetto di lotta alla malnutrizione infantile cronica. In particolare LVIA si occupa dell’organizzazione di sessioni di educazione nutrizionale e di igiene nei centri di salute e nei villaggi con i gruppi di apprendimento donna a donna (chiamati GASPA) dove le mamme possono confrontarsi e discutere sui temi legati alla salute e all’alimentazioni dei bambini. Inoltre, durante queste sessioni di formazioni, sono previste delle dimostrazioni culinarie con gli alimenti localmente disponibili per la crazione di pappe nutrienti facendo attenzione che siano cucinate in buone condizioni igieniche (acqua pulita, lavaggio delle mani con sapone, etc.).

Dopo i primi 6 mesi di vita, l’apporto del latte materno non è infatti più sufficiente a coprire l’insieme delle esigenze nutrizionali del bambino, ma l’alimentazione di complemento tradizionale (farina di miglio diluita in acqua) è inadeguata in termini di densità energetica e di diversificazione degli ingredienti, e estremamente povera in micronutrienti. La pappe tradizionali sono pertanto meno ricche del latte materno, ma diminuiscono l’appetito del bambino e, di conseguenza, la quantità di latte assunto. Inoltre, l’alimentazione di complemento tradizionale spesso non rispetta un minimo di norme igieniche (utilizzo acqua potabile, lavaggio mani…) ed espone il bambino al rischio di infezioni gastrointestinali.

Un secondo importante fattore sociale è il ruolo subalterno della donna, il cui monte ore lavorativo (tra agricoltura, compiti domestici e attività generatrici di reddito) varia nella Regione tra le 12 e le 17 ore al giorno, secondo le stagioni e le zone. Con questo carico di lavoro, spesso la madre non trova il tempo necessario né per allattare correttamente il bambino (poppate discontinue e spesso interrotte) né per migliorare la qualità della sua alimentazione (ricerca degli ingredienti, trasformazione delle materie prime, accudimento durante il pasto)

Vogliamo raggiungere le persone più distanti dai centri sanitari, intervenendo in 300 villaggi della regione. Nei villaggi creiamo dei gruppi di scambio tra le mamme, per l’apprendimento delle pratiche di alimentazione dei neonati e dei bambini fino ai due anni di età. Ogni gruppo è gestito da animatrici che vivono nei villaggi, una strategia che permette di stare realmente accanto alle mamme e di monitorare costantemente lo stato nutrizionale dei bambini