Ci troviamo a Hulene, uno tra i più grandi e popolosi quartieri alla periferia di Maputo. Qui si trova la lixeira, la grande discarica della Città. Nata in epoca coloniale, in origine la sua collocazione era strategica, in aperta campagna ma vicina alla città, ma presto l’esplosione urbana della città, dovuta all’inarrestabile flusso di gente in fuga dalla povertà delle zone rurali e dalla lunga guerra civile, ha fatto sì che oggi la discarica si trovi in mezzo a numerose baracche che sorgono a pochi metri dai rifiuti. È nata così la comunità dei lixeiros, gli abitanti della discarica. Sì perché si tratta di una vera e propria comunità, dove la gente vive, dorme, mangia, prega, raccoglie, compra, rivende. Una montagna maleodorante di rifiuti dove anche i bambini nascono, giocano, diventano adulti.
Qui la LVIA, in collaborazione con la Città di Maputo e la Cooperazione Tedesca (Gtz) e sostenuta soprattutto dalla Caritas Mozambicana e Italiana, ha sviluppato dal 2005 un primo intervento che ha coinvolto 16lixeiros nella costruzione, avviamento e ormai gestione di RECICLA, primo centro di riciclaggio della plastica di Maputo. Successivamente la LVIA, con la Caritas Mozambicana, ha ritenuto giusto e necessario intervenire a fianco dei più piccoli frequentatori della discarica, per offrire loro un futuro migliore. Katia Ferrari, rappresentante LVIA in Mozambico, spiega: “Quando siamo entrati nella discarica di Hulene, avevamo l’obiettivo di promuovere un progetto che permettesse agli abitanti di questo luogo di avere una fonte di reddito e dignità sociale mettendo in piedi un sistema di riciclo dei rifiuti plastici. Abbiamo poi visto che qui, in discarica, i bambini giocano, perché è l’unico luogo che possono frequentare. Allora abbiamo provato a dare anche a questi bambini delle opportunità, attraverso la creazione di uno spazio sociale, per allontanarli dall’ambiente malsano della discarica”.
A poche centinaia di metri dalla lixeira sorgono due aulette, dove quotidianamente i bambini partecipano alle attività che lì si organizzano: disegno, musica, danze, giochi, ma anche attività di preparazione scolastica, oltre ad una semplice merenda fatta di biscotti o pane e margarina. “L’unica possibilità per i bambini di venire fuori dalla povertà e dal degrado di questo ambiente è frequentare la scuola – continua Katia Ferrari – Per questo abbiamo deciso di lavorare prioritariamente con in bambini di 5 anni, per prepararli alla frequenza della scuola, alla quale si accede a 6 anni. Ogni anno 250 bambini sono inseriti nelle attività. E’ il limite massimo data la capienza della struttura, ma la necessità è ben più alta”. I quattro educatori impegnati nella struttura sono del quartiere e conoscono bene le famiglie. Per selezionare i 250 bimbi si effettua ogni anno un censimento e si scelgono i bambini che vivono in condizioni più difficili: “I primi anni andavamo noi in discarica, per parlare con le famiglie, ora vengono loro da noi, vogliono che i loro figli frequentino il Centro, perché in effetti i bimbi che fanno questo anno pre-scolare conseguono poi risultati migliori a scuola. Qui i bambini ricevono un’educazione di base e nella seconda parte dell’anno si passa a nozioni di matematica e soprattutto si insegna il portoghese, che non conoscono perché in famiglia si parla il dialetto locale. Una preparazione molto importante per affrontare l’ingresso nella scuola”.
A partecipare alle attività del Centro di animazione però non sono solo i bambini. Un lavoro molto importante viene fatto con le famiglie. “Questo è un quartiere senza storia, senza radici – continua la volontaria LVIA – Nessuno è originario di questo luogo, le persone che vivono qui sono immigrate, fuggite dai villaggi per la guerra civile. Non esiste un tessuto sociale forte e le condizioni sono sovente drammatiche: i bimbi sono abbandonati a loro stessi perché le condizioni familiari sono molto difficili. Molti vivono solo con la madre, perché vedova o perché il padre è andato a lavorare nelle miniere del Sudafrica; molti genitori sono sieropositivi. Molti bambini sono orfani e affidati a zii o nonni”. Quindi, al pomeriggio gli educatori lavorano con le famiglie del quartiere, si organizzano riunioni informative, ad esempio si spinge affinché siano le famiglie ad iscrivere i figli all’anagrafe, cosa non facile né scontata.
A partire dal 2011, sarà operativa la nuova struttura del Centro di animazione, la cui gestione sarà affidata interamente alla parrocchia locale, partner del progetto e fortemente impegnata da tempo in progetti sociali. Conclude Katia Ferrari: “La nuova struttura permetterà di accogliere più bambini ed è più attrezzata rispetto a quella attuale: 4 aule, un refettorio, un cortile, servizi igienici per bimbi e bimbe. La gestione sarà interamente affidata alla Parrocchia Nossa Senhora Aparecida de Mavalane. Questo fa parte della strategia della LVIA: dopo un primo supporto iniziale, è importante che sia il partner locale a portare avanti le attività in maniera autonoma. Noi ci impegneremo nel supportarli nella raccolta fondi. Fino a quest’anno l’iscrizione era gratuita grazie al sostegno del progetto, per il futuro probabilmente si farà pagare una tassa simbolica, non alta date le finalità sociali del progetto. Sarà quindi necessario trovare nuovi finanziamenti, in loco e fuori dal Paese”.