“Marco Alban, rappresentante della LVIA in Burkina Faso.

gennaio 2013

In un quadro di insicurezza diffusa nel Sahel, alle porte del Burkina Faso abbiamo la crisi maliana e il fondamentalismo islamico. Il tale contesto, la crisi alimentare rischia di destabilizzare il paese?
Il Burkina Faso è un’area cuscinetto nella regione, perché è uno dei paesi di accoglienza della crisi maliana e nel recente passato lo è stato con la Costa d’Avorio. È un paese molto esposto e sotto stress, per le crisi alimentari che si ripetono e per l’accoglienza dei profughi, ma per sua cultura e per sua storia non è terreno fertile all’instaurarsi del fondamentalismo islamico.

Quali sono oggi i fattori più critici nel paese su cui si concentrano gli aiuti internazionali?
La crisi è multipla: oltre ad un problema di sicurezza della regione, ci sono la crisi alimentare e l’aumento dei prezzi dei cereali. La stagione agricola 2012 è andata bene, ma il vero problema è che i prezzi dei cereali, oggi, rispetto al 2009 sono aumentati dal 40% al 70% e la speculazione finanziaria sui mercati nazionali e internazionali è tra le grandi colpevoli. Quando i granai sono pieni, le persone soffrono meno ma il livello di produzione familiare non è mai sufficiente per l’intero anno e tutti devono comprare prodotti alimentari sul mercato. Nel momento in cui si alza la domanda, i prezzi vanno alle stelle.
La FAO e il Programma Alimentare Mondiale stanno studiando l’entità del problema. Altro punto fondamentale per abbassare il prezzo degli alimenti è rendere più agibile ed economico il trasporto sul mercato interno, migliorando le infrastrutture stradali che sono ancora deficitarie nel paese.

La parola d’ordine oggi sembra essere “resilienza”, indicata dall’Unione Europea come nuova strategia d’azione per contrastare le emergenze. Di cosa si tratta?
Resilienza significa rafforzare la capacità delle comunità locali a sopportare lo shock delle crisi. È un termine moderno, ma è quello che la LVIA e altre ong fanno da tempo: da una parte promuovere lo sviluppo locale, dall’altra superare la crisi. Se parliamo di agricoltura, ad esempio, rafforzare un’organizzazione contadina significa fare resilienza perché se questa è ben organizzata e realizza un buon stoccaggio dei prodotti agricoli, aiuta la comunità a sopportare meglio lo shock nel momento di crisi alimentare. Allo stesso modo, un sistema promosso da molte ong tra cui la LVIA è il warrantage, una modalità di finanziamento rivolto ai piccoli agricoltori basato sullo stoccaggio della produzione agricola in banche comunitarie a fronte di un prestito: da un lato si aumenta il livello di sicurezza degli stock di alimenti, dall’altro, attraverso il microcredito, si danno alle famiglie risorse economiche per sostenere le spese, fare piccoli investimenti, avviare piccole attività imprenditoriali e quindi far crescere l’economia locale. Dobbiamo sicuramente continuare con questo approccio anche perché sarà difficile per i finanziatori mantenere lo stesso livello di impegno per gestire le crisi future.

Cosa ha intenzione di realizzare LVIA nel 2013 in questa direzione?
La lotta alla malnutrizione resta una priorità. I bambini malnutriti gravemente sono nel Sahel un’emergenza costante nel corso degli anni. In secondo luogo, stiamo progettando interventi con i nostri partner, associazioni di agricoltori e allevatori, per migliorare la sicurezza alimentare ponendo l’accento sulla resilienza, cioè con un focus sui soggetti vulnerabili, i più poveri. La chiave è permettere alle persone di uscire dalla povertà.